Dante Alighieri - Citazioni
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Dante Alighieri (1265 - 1321), il Sommo poeta italiano.
Indice |
Aforismi di Dante Alighieri
- La lingua maldicente è indizio di mente malvagia.
- Lo viso mostra lo color del cuore. (da Vita Nuova, XXXVI)
- Non dee l'uomo, per maggiore amico, dimenticare li servigi ricevuti dal minore.
- Lume v'è dato a bene e a malizia.
- Che ti fa ciò che quivi si bispiglia?
- L'anima mia era tutta data nel pensare di questa gentilissima; onde io divenni in picciolo tempo poi di sì fraile e debole condizione, che a molti amici pesava de la mia vista; e molti pieni d'invidia già si procacciavano di sapere di me quello che io volea del tutto celare ad altrui. Ed io, accorgendomi del malvagio domandare che mi facevano… rispondea loro che Amore era quelli che così m'avea governato… E quando mi domandavano "Per cui t'ha così distrutto questo Amore ?", ed io sorridendo li guardava, e nulla dicea loro.
- Libertà vo cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta.
- Volontà, se non vuol, non s'ammorza, ma fa come natura face in foco, se mille volte violenza il forza.
Divina commedia
- Non col dardo ferirla, ma colpirla, colpirla, colpirla.
- Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / ché la diritta via era smarrita. (Inferno, Canto I, 1-3)
- Temer si dee di solo quelle cose / c'hanno potenza di fare altrui male / de l'altre no, ché non son paurose. (Inferno, Canto II, 88-90)
- Per me si va nella città dolente / per me si va nell'eterno dolore / per me si va tra la perduta gente. / Giustizia mosse il mio Alto Fattore / Fecemi la Divina Potestate. / La somma sapienza, il primo amore / Dinnanzi a me non fuor cose create / Se non etterne. / E io etterna duro. / Lasciate ogni speranza, o voi ch'intrate. (Inferno, Canto III)
- Non ragioniam di lor, ma guarda e passa. (Inferno, Canto III, 51)
- Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare. (Inferno, Canto III, 95-96, Canto V, 22-23)
- Caron dimonio, con occhi di bragia, / loro accennando, tutte le raccoglie; / batte col remo qualunque s'adagia. (Inferno, Canto III, 109-111)
- Amor, ch'al cor gentile ratto s'apprende, / prese costui de la bella persona / che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. / Amor, ch'a nullo amato amar perdona, / mi prese del costui piacer sì forte, / che, come vedi, ancor non m'abbandona. / Amor condusse noi ad una morte. / Caina attende chi a vita ci spense. (Inferno, Canto V, 100-107)
- E quella [Francesca] a me: «Nessun maggior dolore / che ricordarsi del tempo felice / ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore». (Inferno, Canto V, 121-123)
- Pape Satàn, pape Satàn aleppe! (Inferno, Canto VII, 1)
- Ecco la fiera con la coda aguzza, / che passa i monti, e rompe i muri e l'armi! / Ecco colei che tutto 'l mondo appuzza! (Inferno, Canto XVII, 1-3)
- Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e canoscenza. (Inferno, Canto XXVI, 119-121)
- La bocca sollevò dal fiero pasto / quel peccator, forbendola a' capelli / del capo ch'elli avea di retro guasto. (Inferno, Canto XXXIII, 1-3)
- E quindi uscimmo a riveder le stelle. (Inferno, Canto XXXIV, 139)
- Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello! (Purgatorio, Canto VI, 76-78)
- Apri la mente a quel ch'io ti paleso / e fermalvi entro; ché non fa scienza, / sanza lo ritenere, avere inteso. (Paradiso)
- Ahi Pisa vituperio delle genti del bel paese la dove 'l sì suona, poi che i vicini a te punir son lenti, muovasi la Capraia e la Gorgona e faccian siepe ad Arno in su la foce, si ch'elli annieghi in te ogne persona! Che' se'l conte Ugolino aveva voce d'aver tradita te de le castella, non dovei tu i figliuoi porre a tal croce... (Inferno)
- Ciascun confusamente un bene apprende nel qual si queti l'animo, e disira: per che di giugner lui ciascun contende.(Purgatorio)
- Era già l'ora che volge il disio / ai navicanti e 'ntenerisce il core / lo dì c'han detto ai dolci amici addio; / e che lo novo peregrin d'amore / punge, se ode squilla di lontano / che paia il giorno pianger che si more; (Purgatorio, Canto VIII)
- Vergine madre figlia del tuo figlio/ Umile e Alta più che creatura/ Termine fisso d'etterno consiglio/Tu se colei che l'umana natura nobilitasti sì che 'l suo fattore non disdegnò di farsi sua creatura. (Paradiso Canto XXXIII)
- Ricordati di me che son la Pia/Siena mi fè disfecemi Maremma/ s'alsi colui che'nanellata pria/disfociando m'avea con la sua gemma. (Purgatorio Canto V)
- Dove Sile e Cagnan s'accompagna. (Paradiso Canto IX)
- Sempre la confusion delle persone / principio fu del mal della cittade. (Paradiso, XVI, 67-68)
- L'aiuola che ci fa tanto feroci, / volgendom' io con li etterni Gemelli, / tutta m'apparve da' colli a le foci; / poscia rivolsi li occhi a li occhi belli. (Paradiso - Canto XXII)
Incipit della Vita nuova
In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d'assemplare in questo libello; e se non tutte, almeno la loro sentenzia.
Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare. Ella era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d'oriente de le dodici parti l'una d'un grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono. Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia.
Citazioni su Dante Alighieri
- Fu adunque questo nostro poeta di mediocre statura, e, poi che alla matura età fu pervenuto, andò alquanto curvetto, e era il suo andare grave e mansueto, d'onestissimi panni sempre vestito in quell'abito che era alla sua maturità convenevole. Il suo volto fu lungo, e il naso aquilino, e gli occhi anzi grossi che piccioli, le mascelle grandi, e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzato; e il colore era bruno, e i capelli e la barba spessi, neri e crespi, e sempre nella faccia malinconico e pensoso. (Giovanni Boccaccio, Trattatello in laude di Dante)
- Diciamo la verità: Dante era un gran trombatore, uno che la donna gli piaceva proprio molto. (Roberto Benigni)
- 'Incipit vita nova'. Comincia la vita nuova: così, con solenne ed occulto parlare, l'Alighieri comincia l'opera sua 'La Vita Nuova'. Come molti versi danteschi anche questo diventò popolare, e si usa per significare un mutamento di male in bene nelle operazioni dell'esistenza. (Alfredo Panzini, IV - 331)
Collegamenti esterni
- Tutti gli scritti di Dante e altre opere correlate
- Il testo della "Divina Commedia"
- fauser.it - Progetto Dante
- Sito su Dante a cura della Società Dantesca Italiana: contiene estesa bibliografia, elenco dei manoscritti esistenti (alcuni dei quali visibili on-line).