George Orwell - Citazioni
Da Famous Quotes, aforismi e citazioni in libertà.
Pseudonimo di Eric Arthur Blair (1903 - 1950), scrittore inglese.
- Quattro gambe sono giuste, due gambe sono sbagliate.
- Un romanzo è in pratica una forma protestante di arte; è un prodotto di una mente libera, di un individuo autonomo.
- I cattolici e i comunisti sono simili nel considerare che quelli che non hanno le loro convinzioni non possono essere sia onesti sia intelligenti.
- Se la libertà significa qualcosa, allora significa il diritto di dire alla gente cose che non vogliono sentire.
- La somma di libertà più libertà è come dire che due più due fa quattro. Se ciò è concesso, allora segue tutto il resto.
- Per uno scrittore creativo, possedere la verità è meno importante di una sincerità emozionale.
- Parte del motivo della bruttezza degli adulti, agli occhi di un bambino, è che il bambino di solito guarda in su, e poche facce appaiono al meglio se viste dal basso in alto.
- Accettare la civiltà quale essa è significa praticamente accettare la decadenza.
- Tutti gli animali sono uguali, ma qualche animale è più uguale degli altri. (da La fattoria degli animali)
- Il non esporre i propri pensieri ad un adulto sembra una cosa istintiva dai sette od otto anni in su.
- Il modo più veloce di finire una guerra è perderla.
- Il fine di uno scherzo non è quello di degradare l'essere umano ma di ricordargli che è già degradato.
- In prosa, la cosa peggiore che si può fare con le parole è arrendervisi.
- Gli animali da fuori guardavano il maiale e poi l'uomo, poi l'uomo e ancora il maiale: ma era ormai impossibile dire chi era l'uno e chi l'altro.
- L'uomo è l'unica creatura che consuma senza produrre.
- La pubblicità è il rumore di un bastone in un secchio di rifiuti.
- La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire.
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario.
- Chi è vincente ora sembrerà sempre invincibile.
Incipit di Senza un soldo a Parigi e a Londra
Parigi, rue du Coq d'Or, le sette del mattino. Una sequela di urla strozzate e furibonde dalla strada. Madame Monce, la padrona dell'alberghetto di fronte al mio, era uscita sul marciapiede per apostrofare una pensionante del terzo piano. Aveva i piedi nudi infilati negli zoccoli e i capelli grigi spioventi.
([Mondadori, traduzione a cura di Isabella Leonetti]