Simone de Beauvoir - Citazioni

Da Famous Quotes, aforismi e citazioni in libertà.

Simone Lucie-Ernestine-Marie-Bertrand de Beauvoir (1908 - 1986), scrittrice e filosofo francese.

  • Profumo, pellicce, biancheria fine, gioielli: lussuosa arroganza di un mondo dove non c'è posto per la morte; ma essa restava in agguato dietro quella facciata, nel segreto grigiastro delle cliniche, degli ospedali, delle camere chiuse.
  • Ciò che dà alle donne chiuse nell'omosessualità un carattere virile non è la loro vita erotica, ma l'insieme delle responsabilità che sono costrette ad assumere in quanto fanno a meno degli uomini.
  • Nessuno è di fronte alle donne più arrogante, aggressivo e sdegnoso dell'uomo malsicuro della propria virilità
  • V'è una passione profondamente radicata nella sessualità, e che è esasperata dall'età: la gelosia.
  • Una donna libera è l'assoluto contrario di una donna leggera.
  • Per anni ho continuato a pensare che il mio lavoro fosse innanzi a me, mentre ora è dietro di me: in nessun momento è stato in me.
  • Rendere qualcuno un oggetto, rendere qualcuno passivo, è una cosa molto diversa che essere un oggetto passivo.
  • Desidero che ogni vita umana sia pura e trasparente libertà.
  • Non è nel dare la vita ma nel rischiare la vita che gli esseri umani sono superiori agli animali; questo è il motivo per il quale nell'umanità la superiorità è stata data non al sesso che porta avanti, ma a quello che uccide.
  • Non si nasce donne: si diventa.
  • Se vivi abbastanza a lungo, vedrai che ogni vittoria si muta in una sconfitta.

La terza età

Copyright: Einaudi, Torino, traduzione a cura di Bruno Fonzi.

  • Comunicare la propria esperienza vissuta non consiste nel trascrivere sulla carta un linguaggio preesistente: il vissuto non è formulato; per lo scrittore si tratta di strappare degli enunciati definiti e intelligibili alla confusa opacità del non detto.
  • I vecchi sono degli esseri umani? A giudicare dal modo con cui sono trattati nella nostra società, è lecito dubitarne. Per questa società, essi non hanno le stesse esigenze e gli stessi diritti degli altri membri della collettività: a loro si rifiuta anche il minimo necessario. Per tranquillizzare la coscienza della collettività, gli ideologi hanno forgiato miti, del resto contraddittori, che incitano l'adulto a vedere nell'anziano non un suo simile, ma un "altro": il saggio venerabile che domina dall'alto il mondo terrestre, o il vecchio folle stravagante e vanesio. Che lo si ponga al di sopra o al di sotto della nostra specie, resterà in ogni caso un esiliato. Ma piuttosto di travisare la realtà, si preferisce ignorarla radicalmente: la vecchiaia resta un segreto vergognoso, un soggetto proibito. È proprio questo il motivo che mi ha indotto a scrivere queste pagine. Ho voluto descrivere la condizione di questi paria e il loro modo di vivere, ho voluto fare ascoltare la loro voce: saremo costretti a riconoscere che si tratta di una voce umana. Si comprenderà allora che la sorte infelice loro riservata denuncia il fallimento dell'intero nostro sistema sociale: è impossibile conciliarla con la morale umanista professata dalle classi egemoni... Ecco perché bisogna rompere una congiura del silenzio. Chiedo ai lettori di aiutarmi in questa battaglia.
  • Il senso di un avvenimento del passato è sempre revocabile.
  • La società non si cura dell'individuo che nella misura in cui esso renda. I giovani lo sanno. La loro ansietà nel momento d'affrontare la vita sociale è simmetrica all'angoscia dei vecchi al momento in cui ne sono esclusi.
  • La vecchiaia non può essere compresa se non nella sua totalità; non è soltanto un fatto biologico, ma un fatto culturale.
  • Scrivere, pertanto, è un'attività complessa: è, insieme, preferire l'immaginario e voler comunicare; in queste due scelte si manifestano tendenze assai diverse e a prima vista contrastanti. Per pretendere di sostituire un universo inventato al mondo esistente, bisogna rifiutare aggressivamente quest'ultimo: chiunque vi stia dentro come un pesce nell'acqua e pensi che tutto va bene, non si metterà certo a scrivere. Ma il desiderio di comunicazione presuppone che ci si interessi agli altri; anche se nel rapporto dello scrittore con l'umanità entra dell'inimicizia e del disprezzo.
  • V'è quasi sempre un'ambivalenza nel lavoro, che è al tempo stesso un asservimento, una fatica, ma anche una fonte d'interesse, un elemento di equilibrio, e un fattore di integrazione alla società. Quest'ambiguità si riflette nella pensione, che si può considerare come una specie di grande vacanza, o come una caduta tra gli scarti.

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