Santa Teresa di Lisieux - Citazioni
Da Famous Quotes, aforismi e citazioni in libertà.
Santa Teresa di Lisieux (1873 - 1897) - Monaca, mistica e patrona di Francia
Piccola antologia degli scritti di Santa Teresa di Lisieux
Manoscritto Autobiografico A
- Mi ha chiesto di scrivere spontaneamente ciò che mi si presentasse al pensiero; non è dunque la mia vita propriamente detta che mi accingo a scrivere, ma i miei pensieri sulle grazie che il buon Dio s'è degnato accordarmi." (Manoscritto autobiografico A)
Infanzia ad Alençon
I sogni
- "Mi ricordo di un sogno che dovetti fare all'incirca a quell'età e che si è profondamente inciso nella mia immaginazione. Una notte sognai che stavo uscendo per recarmi a passeggiare sola in giardino. Giunta alla base dei gradini che bisognava salire per giungervi, mi arrestai, colta da spavento. Davanti a me, accanto al pergolato, si trovava un barile di calce e, su di esso, due orribili diavolini che danzavano con un'incredibile agilità, benchè avessero ai piedi dei ferri da stiro. A un tratto essi gettarono su di me i loro sguardi fiammeggianti ed apparvero subito assai più spaventati di me. Si precipitarono giù dal barile e si andarono a nascondere nel guardaroba che si trovava di fronte. Vedendoli così poco coraggiosi volli sapere cosa andavano a fare e mi accostai alla finestra. I poveri diavolini erano là che correvano sui tavoli e non sapevano come sfuggire al mio sguardo. A volte si avvicinavano alla finestra, guardando con aria allarmante se ero ancora là; e vedendomi ricominciavano a correre come dei disperati." (Ms A10v)
- "Certo questo sogno non ha niente di straordinario, tuttavia credo che il Buon Dio abbia permesso che me ne ricordassi per farmi toccar con mano che un'anima in istato di grazia non ha niente da temere dai demoni che sono dei vili, capaci di fuggire davanti allo sguardo di un bambino..."(Ms A10v)
Lisieux
Simbiosi e sofferenza
- "In un attimo compresi che cosa è la vita, fino allora non l'avevo veduta triste... Vidi che non è altro che una sofferenza ed una separazione continua... Fu come se un pugnale mi si fosse confitto in cuore..." (Ms A 25 v°)
Una nuova madre
- "D'un tratto...mi penetrò fino in fondo...il sorriso incantevole della Madonna" (Ms A 30 r°)
- "Tre mesi dopo la mia guarigione il Babbo ci fece fare il viaggio di Alençon. Era la prima volta che vi tornavo e grande fu la mia gioia nel rivedere i luoghi in cui era trascorsa la mia infanzia[...]"
Thérèse Martin e il mondo: Alençon.
"Il buon Dio mi ha fatto la grazia di conoscere il mondo quel tanto che bastava per disprezzarlo e allontanarmi da esso. Posso dire che fu durante il mio soggiorno ad Alençon che feci il mio primo ingresso nel mondo. Attorno a me tutto era gioia e felicità; io ero festeggiata, coccolata, ammirata; in una parola, per quindici giorni la mia vita fu cosparsa solo di fiori...; e confesso che essa aveva dell'incanto ai miei occhi. Il libro della Sapienza ha ben ragione di dire: «Che la magia delle futilità del mondo seduce anche lo spirito lontano dal male». A dieci anni il cuore si lascia facilmente abbagliare; ed io considero una grande grazia non essere rimasta ad Alencon, poiché gli amici che vi avevamo erano troppo mondani e sapevano troppo conciliare le gioie della terra con il servizio del Buon Dio. Non pensavano abbastanza alla morte, anche se essa era andata a visitare un gran numero di persone che avevo conosciuti giovani, ricche e felici!!! Volentieri ritorno col pensiero ai luoghi deliziosi in cui erano vissute e mi domando dove sono adesso e che profitto hanno ricavato dai castelli e dai parchi in cui le vidi godere della comodità della vita...E vedo che sotto il Sole, tutto è vanità ed afflizione dello spirito...che il solo bene è amare Dio con tutto il cuore ed essere quaggiù poveri di spirito...
Forse Gesù ha voluto mostrarmi il mondo prima della sua prima visita perché potessi scegliere più liberamente la via che dovevo promettergli di seguire." (Ms A32v)
La grazia o la guarigione dalla nevrosi
- "Tornavamo dalla messa di Mezzanotte...Il Signore permise che Papà provasse un senso di noia vedendo le mie scarpe nel camino e dicesse delle parole che mi ferirono il cuore: «Bene, per fortuna che è l'ultimo anno!...»
In quel momento salivo la scala per togliermi il cappello: Celine vedendo le lacrime nei miei occhi mi disse: «Oh Teresa! non scendere, ti farebbe troppa pena guardare subito nelle tue scarpe!». Ma Teresa non era più la stessa, Gesù le aveva cambiato il cuore. Reprimendo le lacrime discesi rapidamente e comprimendo i battiti del cuore presi le scarpe, le posai dinanzi a papà e tirai fuori gioiosamente tutti gli oggetti con l'aria beata di una regina. Celine credeva di sognare!La piccola Teresa aveva ritrovato la forza d'animo che aveva perduta a quattro anni e mezzo, e da ora in poi l'avrebbe conservata per sempre! In quella notte di luce cominciò il terzo periodo della mia vita." (Ms A44v)
- "...cominciai, per così dire, una corsa da gigante." (Manoscritto autobiografico A 45 r°)
- "Il dubbio non era possibile, già la fede e la speranza non erano più necessarie, l'amore ci faceva trovare sulla terra Colui che cercavamo" (Manoscritto Autobiografico A)
Thèrèse Martin e il sapere
- "Liberato dagli scrupoli, dalla sensibilità eccessiva, lo spirito mio si sviluppò. Avevo amato sempre il grande, il bello, ma a quel tempo fui presa da un desiderio estremo di sapere. senza contentarmi delle lezioni e dei compiti che mi dava la mia maestra, mi dedicavo da sola a studi speciali di storia e di scienze. Gli altri studi mi lasciavano indifferente, ma questi due rami attraevano tutta la mia attenzione; così, in pochi mesi, acquistai più nozioni che durante anni di studi. Ah, ciò non era che vanità e afflizione di spirito... (Ecclesiaste 2,11) Il capitolo della "Imitazione" che parla di scienze mi tornava spesso alla mente, ma io trovavo il modo per continuare ugualmente, e dicevo a me stessa che, essendo in età di studiare, non c'era male nel farlo. Credo di non avere offeso il buon Dio (nonostante che riconosca di aver speso in queste cose un tempo inutile), perché impegnavo nello studio soltanto un limitato numero di ore, e per mortificare il mio desiderio troppo vivo di sapere, volevo non superare questo limite." (Manoscritto Autobiografico A)
Thèrèse Martin e i direttori spirituali.
- [...] la mia confessione era breve, non dicevo mai una parola dei miei sentimenti intimi, essendo così dritta la via su cui camminavo, e così luminosa che non mi occorreva altra guida se non Gesù. Paragonavo i direttori a specchi fedeli che riflettessero Gesù nelle anime, e dicevo che per me il buon Dio non si serviva d'intermediario, bensì agiva direttamente!" (Manoscritto Autobiografico A)
Thèrèse Martin e il sapere
"Gesù che, ai tempi della sua vita terrena, esclamava in un impeto di gioia: "Padre mio, ti benedico perché hai nascosto queste cose ai saggi e ai potenti, e le hai rivelate ai più piccoli!" (Matteo 11,5) voleva far rifulgere in me la sua misericordia; perché ero piccola e debole si abbassava verso me, m'istruiva in segreto delle cose del suo amore. Ah, se i sapienti, dopo aver passato la loro vita negli studi, fossero venuti a interrogarmi, senza dubbio sarebbero rimasti meravigliati vedendo una fanciulla di quattordici anni capire i segreti della perfezione, segreti che tutta la loro scienza non può scoprire, poiché per possederli bisogna essere poveri di spirito! Come dice San Giovanni della Croce nel suo Cantico: "Non avevo né guida, né luce, fuorchè quella che mi splendeva nel cuore, quella luce mi guidava più sicuramente che il fulgore meridiano al luogo ove mi attendeva Colui che mi conosce perfettamente".
L'incontro con l'abate Arminjon
- " A quattordi anni, dato il mio desiderio di scienza [......]"(Ms A f.47v°)
- "[...] l'impressione che ancora ne risento è troppo grande e dolce perché io possa esprimerla. Tutte le grandi verità della religione, i misteri della eternità, immergevano l'anima mia in una felicità che non era di questa terra..." (Manoscritto A )
Il desiderio di una quindicenne di una vita da filosofi e il permesso degli adulti per entrare in monastero
- "Era contrario alla prudenza umana - diceva - fare entrare al carmelo una bambina di quindici anni; la vita di carmelitana essendo agli occhi del mondo una vita da filosofi, si farebbe gran torto alla religione permettendo ad una fanciulla priva di esperienza di abbracciarla. Tutti ne parlerebbero, ecc...ecc...
Disse perfino che per decider lui a farmi partire sarebbe stato necessario un miracolo. Vidi bene che tutti i ragionamenti erano inutili, perciò mi ritirai, col cuore immerso nell'amarezza più profonda. Unica mia consolazione: la preghiera. Supplicavo Gesù di fare il miracolo richiesto, poiché soltanto a quel prezzo avrei potuto rispondere al suo appello." (Manoscritto Autobiografico A)
- Ma questi, interpellato, "non acconsentiva al mio ingresso prima dei miei ventun anni! Nessuno aveva pensato a questa opposizione, più invincibile delle altre." (Manoscritto Autobiografico A)
Thérèse Martin e il mondo
- "Prima che entrassi al carmelo, ebbi ancora varie esperienze riguardo alla vita e alle miserie del mondo".
Il viaggio in Italia
- "Ah, che viaggio! mi ha istruita di più da solo, che non i lunghi anni di studio; mi ha mostrato come sia vano tutto ciò che passa, e come tutto sia afflizione di spirito sotto il sole![Ecclesiaste 2,11] Eppure, ho visto delle cose bellissime, ho contemplato le meraviglie dell'arte e della religione, soprattutto ho camminato sulla terra stessa dei santi Apostoli, la terra pervasa dal sangue dei martiri, e l'anima mia si è dilatata a contatto con le cose sacre..." [manoscritto A]
- "Non avendo mai vissuto in mezzo a gente di gran mondo, Celine ed io ci trovammo in mezzo all'aristocrazia che componeva quasi da sola tutto lo stuolo dei pellegrini. Ben lungi dall'abbagliarci, tutti quei titoli, e quei <<de>> ci parvero fumo e soltanto fumo. Da lontano mi avevano gettato, qualche volta, un po' di polvere negli occhi, ma da vicino vidi che <<tutto ciò che brilla non è oro>>, e ho capito la parola della Imitazione: <<Non correte dietro a quell'ombra che si chiama un gran nome, non desiderate legami numerosi, e nemmeno la particolare amicizia di alcuno>>. [Imitazione di Cristo, 1,3,c.24.2]"
- "Milano fu la prima città d'Italia che visitammo. Ne visitammo, senza lasciarci sfuggire nulla, la cattedrale, tutta in marmo bianco, con le sue statue così numerose da costituire una moltitudine quasi infinita. Celine ed io non eravamo mai stanche, sempre le prime subito dopo Monsignor Vescovo, per vedere tutto quanto riguardava le reliquie dei Santi e capire bene le spiegazioni. Per esempio, quando il Vescovo offriva il santo Sacrificio sulla tomba di San Carlo, stavamo con papà dietro all'Altare, la testa appoggiata sulla cassa che racchiude il corpo del santo rivestito dei suoi paramenti pontificali. Era sempre così... (Ma non quando si trattava di arrampicarsi dove la dignità di un Vescovo non l'avrebbe acconsentito; in questo caso ci staccavamo, senza troppo pensarci, da sua Eccellenza)... Lasciando che le signore paurose si nascondessero il viso fra le mani dopo avere salito sui primi pinnacoli che fanno da corona al duomo, seguivamo i pellegrini più coraggiosi finché giungemmo in cima all'ultimo pinnacolo di marmo, dal quale gustammo la vista sotto di noi della città di Milano i cui numerosi abitanti, sembravano un piccolo formicaio...Discese dal nostro osservatorio, cominciammo le nostre passeggiate in carrozza; dovevano durare un mese e appagarmi per sempre nel mio desiderio di viaggiare senza fatica! Il camposanto ci affascinò ancora più del duomo; tutte le sue statue in marmo bianco, che un geniale scalpello sembrava averle rese vive, sono poste nel vasto cimitero con una specie di disordine che me ne aumentava il fascino...Si sarebbe tentati di consolare gli ideali personaggi fra i quali ci si trova. La loro espressione è così vera, il loro dolore così calmo e rassegnato, che non si può non riconoscere la visione d'immortalità che doveva riempire il cuore degli artisti mentre eseguivano questi capolavori. Qui una bambina getta i fiori sulla tomba dei suoi genitori; il marmo sembra avere perduto la sua pesantezza e i petali delicati sembrano scivolare fra le dita della bambina, come il vento dà già l'impressione di disperderli assieme a quella di far muovere il velo leggero delle vedove e i nastri che ornano i cappelli delle giovinette." (Ms A58v)
- "Pure papà era affascinato; in Svizzera era stato poco bene, ma ora la sua allegria era ritornata e godeva del bello spettacolo che contemplavamo, mentre la sua anima d'artista si manifestava nelle espressioni di fede e di ammirazione che apparivano sul suo bel viso. Un anziano signore (francese) che certamente non aveva l'animo altrettanto poetico, ci guardava di sottecchi dicendo con una certa stizza, pur avendo l'aria di essere dispiaciuto per non potere condividere la nostra ammirazione: «Ah, come si entusiasmano facilmente i francesi!». Credo che questo poveretto avrebbe fatto meglio a restare a casa sua poiché mi parve non esserre affatto contento del viaggio; era spesso con noi e sempre dalle sue labbra uscivano espressioni d'insoddisfazione: si lamentava delle carrozze, degli albeghi, delle persone, delle città, insomma di tutto...Papà con la sua magnanimità abituale, cercava di consolarlo, gli offriva il suo posto, ecc...; per lui ogni posto andava bene poiché aveva un carattere diametralmente opposto a quello del suo scomodo compagno...Ah! quanti tipi diversi abbiamo visto, e quale interesse non offre lo studio del mondo quando si è in procinto di lasciarlo!..."(Ms A59r)
- " [...]a Bologna [...] vedemmo Santa Caterina che conserva l'impronta del bacio del Bambino Gesù. Potrei dire molti interessanti particolari su ogni città e sulle piccole circostanze del nostro viaggio, ma non finirei più; per questo mi limito alle notizie principali.
Lasciai Bologna con gioia; questa città non la potevo più sopportare a causa degli studenti che la gremiscono e che formavano un codazzo quando avevamo la sventura di uscire a piedi. Soprattutto a causa del piccolo incidente con uno di loro, fui ben contenta di prendere la strada per Loreto." (Ms A59v)
- "Finalmente potevo vedere questa arena dove tanti martiri avevano versato il loro sangue per Gesù. Stavo già chinandomi per baciare la terra santificata dal loro sangue, ma quale non fu la mia delusione! Il centro non è che un ammasso di ruderi che i pellegrini debbono accontentarsi di guardare perché uno sbarramento ne proibisce l'entrata, inutile d'altra parte perché nessuno prova la tentazione di entrare fra quelle rovine...Ma si poteva venire a Roma senza discendere nel Colosseo ?...La cosa mi sembrava impensabile; non ascoltavo più le spiegazioni della guida tutta occupata com'ero da una sola idea: discendere nell'arena...Vedendo un'operaio passare con una scala fui sul punto di chiedergliela; fortunatamente mi seppi trattenere perché mi avrebbe preso per una pazza...L'evangelo ci dice che Maddalena, rimanendo sempre accanto al sepolcro e abbassandosi diverse volte per guardare all'interno, finì per vedere due angeli. Come lei, pur avendo ormai riconosciuta l'impossibilità di vedere i miei desideri realizzati, non cessavo di sporgermi verso le rovine dove desideravo discendere. Finalmente, non vidi degli angeli ma ciò che cercavo; gridai di gioia e dissi a Celine: «Presto, vieni, credo che riusciremo a passare!...» Superammo subito lo sbarramento che in quel punto toccava i ruderi e cominciammo a scalare le rovine che cedevano sotto i nostri passi.
Papà ci guardava attonito per la nostra audacia; ben presto ci disse di ritornare, ma le due fuggitive non ascoltavano più nulla. Come i soldati sentono aumentare il loro coraggio in mezzo al pericolo, così la nostra gioia aumentava in proprorzione della fatica che facevamo per raggiungere l'oggetto dei nostri desideri. Celine, più previdente di me, aveva ascoltato la guida e, ricordandosi che aveva indicato un pezzetto di pavimento segnato da una croce come il punto in cui i martiri combattevano, si mise a cercarlo. Lo trovò presto, e tutte e due ci inginocchiammo su questa terra sacra mentre le nostre anime si univano in una stessa preghiera. Il mio cuore batteva da scoppiare quando le mie labbra si avvicinarono alla polvere arrossata dal sangue dei primi cristiani; domandai la grazia di essere anch'io martire per Gesù e sentii nel profondo che la mia preghiera era esaudita!...Tutto questo si svolse in pochissimo tempo; dopo avere raccolto qualche pietra, ritornammo verso i muri in rovina per rifare la nostra rischiosa impresa. Papà, vedendoci così felici, non seppe sgridarci, anzi notai che era fiero del nostro coraggio. Il Buon Dio ci protesse visibilmente, perché i pellegrini non s'accorsero della nostra assenza, tutti presi, più lontano di noi, a guardare senza dubbio le magnifiche arcate sulle quali la guida faceva notare «gli eleganti CORNICHONS e i CUPIDES postivi sopra», cosicchè né la guida né «messieurs les abbés» vennero a conoscenza della gioia che riempiva i nostri cuori...."
- "L'indomani del memorabile giorno, dovemmo partire di primo mattino per Napoli e Pompei. Il Vesuvio in nostro onore, rumoreggiò tutta la giornata, emettendo, assieme ai suoi colpi di cannone, una spessa colonna di fumo. Terribili sono le tracce che ha lasciato sulle rovine di Pompei. Esse manifestano la potenza di Dio: «Che guarda la terra e la fa tremare, che tocca le montagne e le riduce in fumo...».
Avrei desiderato passeggiare da sola fra le rovine, riflettere sulla fragilità delle cose umane, ma il numero dei turisti riduceva grandemente il fascino malinconico della città distrutta... A Napoli fu tutto il contrario; le numerosissime carrozze a due cavalli resero magnifica la nostra passeggiata al monastero di San Martino, posto su un'alta collina dominante tutta la città; peccato che i nostri cavalli mordessero continuamente il freno dandomi l'impressione che fosse giunta la mia ultima ora! Il cocchiere aveva un bel ripetere continuamente la magica parola dei vetturini italiani: «Appippò, Appippò...», ma i cavalli volevano ad ogni costo rovesciare la carrozza; finalmente col soccorso dei nostri angeli custodi, arrivammo al nostro magnifico albergo. Per tutto il nostro viaggio alloggiammo in alberghi principeschi; non ero mai stata circondata da tanto lusso, ma bisogna proprio ammettere che la ricchezza non dà la felicità se sarei stata più felice sotto un tetto di paglia con la speranza del Carmelo che fra rivestimenti dorati, scale di bianco marmo, tappeti di seta, e con l'amarezza nel cuore... Oh, sì, ne fui convinta: la gioia non la si trova negli oggetti che ci circondano ma nel più profondo dell'anima. La si può possedere tanto in una prigione che in un palazzo, prova ne sia che mi sento più felice al Carmeli, anche tra prove interiori e esteriori, che nel mondo, circondata dalle comodità della vita, soprattutto dalle dolcezze della casa paterna!"(Ms A65r)
- "Fui felice di contemplare a Firenze, Santa Maddalena de' Pazzi in mezzo al coro delle carmelitane che ci aprirono la grande grata. Non sapendo che potevamo godere di questo privilegio e desiderando molti di far toccare il loro rosario alla tomba della santa, solo io potei far passare la mano nella grata che ci separava da essa, cosicché tutti mi passarono i loro rosari ed io mi sentii molto fiera del mio incarico..." (Ms A66r)
- «Dopo aver visitato anche Pisa e Genova, tornammo in Francia. Durante il percorso, vedute magnifiche: ecco corriamo lungo il mare e la ferrovia è tanto vicina che mi pare che le onde arrivino fino a noi, ora ecco delle aperte distese di aranceti dai frutti maturi, di verdi olivi dalla ramaglia lieve, di palme graziose..., al cader del giorno vedevamo numerosi piccoli porti di mare che s'illuminavano di mille luci, mentre in cielo scintillavano le prime stelle. Ah, che poesia mi empiva l'anima mentre vedevo tutte quelle cose per la prima e l'ultima volta! Senza rimpianto le vedevo svanire, il cuore mio aspirava a meraviglie diverse, aveva contemplato abbastanza le meraviglie della terra, ora desideravo quelle del Cielo, e io, per darle alle anime, volevo diventare prigioniera!» (Ms A)
La vita al carmelo di Lisieux'
- Non sono venuta al carmelo per poter vivere con le mie sorelle, ma unicamente per rispondere alla chiamata di Gesù"
- "Finalmente i miei desideri erano compiuti, l'anima mia provava una pace così dolce e profonda che mi sarebbe impossibile esprimerla, e da sette anni e mezzo questa pace mi è rimasta in mezzo alle prove più serie" (Ms A68v)
Thérèse Martin e i direttori spirituali
- "Non voglio dire, con ciò, che l'anima mia fosse chiusa alle mie superiore, ah!ben lungi da ciò, ho sempre cercato che fosse per loro un libro aperto; ma nostra Madre, spesso ammalata, aveva poco tempo per occuparsi di me."(Manoscritto autobiogarfico A).
Annunci della notte della fede (1890 e 1891)
- "J'avai alors de grande épreuves intérieures de toutes sorte (jusqu'à me demander parfois s'il y avait un Ciel)."
- "In quel tempo avevo delle grandi prove interiori, fino a domandarmi talvolta se esistesse un Cielo" (Manoscritto autobiografico A -F.80 v°)
La morte di Madre Genoveffa di Santa Teresa (Claire Bertrand) fondatrice del carmelo di Lisieux
- ...Madre Genoveffa ha lasciato nel mio cuore un ricordo penetrante...Il giorno della sua partenza per il Cielo mi sentii particolarmente colpita; era la prima volta che assistevo a una morte, uno spettacolo veramente straordinario...Mi trovavo proprio ai piedi della santa morente e coglievo chiaramente i suoi più impercettibili movimenti. Pensavo che, durante le due ore passate così, la mia anima si dovesse riempire di fervore; invece una specie di insensibilità si era impadronita di me. Tuttavia, nel momento stesso della nascita al Cielo della nostra Santa Madre Genoveffa, la mia disposizione interiore cambiò e mi sentii ripiena d'una gioia e d'un fervore indicibili; era come se Madre Genoveffa m'avesse comunicato una parte della felicità che era già sua: sono sicura, infatti, che ella andò dritta in Cielo..." (Ms A78v)
Il sogno dell'eredità di Madre Genoveffa di Santa Teresa
- "Io non dò importanza ai miei sogni, del resto ne ho raramente di simbolici, e mi domando perfino come mai, pensando tutto il giorno al Signore, io non me ne occupi di più durante il sonno. Generalmente sogno i boschi, i fiori, il mare, e quasi sempre vedo dei bambini belli, acchiappo farfalle ed uccellini come non ne ho visti mai. Lei vede, Madre, che se i miei sogni hanno una apparenza poetica, sono lungi dall'essere mistici...Una notte dopo la morte di Madre Genoveffa, ne feci uno consolante: sognai ch'ella faceva testamento, dando a ciascuna consorella una cosa che le era appartenuta; quando venne il mio turno, credevo di non ricevere niente perché niente le restava più, ma sollevandosi ella disse per tre volte con un tono penetrante: 'A lei lascio il mio cuore' " (Msc A)
Una epidemia al carmelo di Lisieux
- "La morte faceva sentire il suo dominio dappertutto; le più gravi erano curate da quelle che stavano a mala pena in piedi; non appena una sorella esalava l'ultimo respiro, eravamo costrette a lasciarla sola." (Ms A79r)
Manoscritto Autobiografico B
- Voici le maitre que je te donne, il t'apprendra tout ce que tu dois faire. Je veux te faire lire dans le livre de vie, où est contenue la science d'Amour."
"Ecco il maestro che ti dò, egli ti insegnerà tutto quello che tu dovrai fare. Voglio farti leggere nel libro della vita, dove è contenuta la scienza d'amore."
Margherita Maria Alacoque
"La science d'Amour, ah oui! cette parole résonne doucement à l'oreille de mon ame, je ne désire que cette science-là. Pour elle, ayant donné toutes mes richesses, j'estime come l'épouse des sacrés cantiques n'avoir rien donné..."
"La scienza d'Amore, ah si! questa parola risuona dolcemente all'orecchio della mia anima, io non desidero altro che questa scienza qui. Per essa anche se dessi tutte le mie ricchezze, come la sposa dei sacri cantici, riterrei di non avere dato niente al confronto."
Thèrèse Martin [Ms B f.1 r°]
Il sogno dei cittadini del Cielo e la riconquista della fede
- "Gesù, il temporale si abbatteva molto forte sulla mia anima dopo la bella festa del tuo trionfo, la radiosa festa di Pasqua, quando un sabato di maggio, riflettendo sui sogni misteriosi che sono talvolta accordati a certe anime, mi dicevo che doveva essere una ben dolce consolazione tuttavia non la chiedevo. La sera, contemplando le nubi che coprivano il cielo, la mia piccola anima si diceva ancora che i bei sogni non erano per lei e si addormentò sotto il temporale... L'indomani era il 10 maggio, la seconda domenica del mese di Maria, forse l'anniversario del giorno in cui la Santa vergine si degnò di sorridere al suo piccolo fiore...
Al primo chiarore dell'alba, mi trovai (in sogno) in una sorta di galleria. C'erano diverse altre persone ma lontane, solo Nostra Madre era vicino a me. Improvvisamente, senza aver visto come fossero entrate, vidi tre carmelitane con le loro cappe e i grandi veli. Mi sembrava che venissero per Nostra Madre, ma compresi chiaramente che venivano dal Cielo. Nel profondo del cuore gridai: Ah! come sarei contenta di vedere il volto di una di queste carmelitane. Allora, come se la mia preghiera fosse stata da lei udita, la più alta delle sante avanzò verso di me. Caddi subito in ginocchio. Oh! Felicità! La carmelitana alzò il velo, o piuttosto lo sollevò, e me ne ricoprì...senza esitazione alcuna riconobbi la venerabile Madre Anna di Gesù, la fondatrice del Carmelo in Francia. Il suo volto era bello, di una bellezza immateriale, non ne emanava alcun raggio e, malgrado il velo che ci avviluppava entrambe, vedevo quel volto celeste rischiarato da una luce ineffabilmente dolce, luce che non riceveva, ma che produceva esso stesso...
Non saprei ridire la gioia della mia anima, queste cose si sentono e non si possono esprimere...Parecchi mesi sono passati da questo dolce sogno. Tuttavia il ricordo che lascia nella mia anima non ha perduto nulla della sua freschezza, dei suoi incanti Celesti...Vedo ancora lo sguardo e il sorriso pieno d'amore della Venerabile Madre. Credo ancora di sentire le carezze di cui mi colmò.
...Vedendomi così teneramente amata, osai pronunciare queste parole: «O Madre mia! La supplico, mi dica se Dio mi lascerà a lungo sulla terra...Verrà presto a prendermi?...» Sorridendo con tenerezza, la Santa mormorò: «Sì presto, presto...Te lo prometto» «Madre, aggiunsi, mi dica ancora se Dio non mi domanda qualche cosa di più delle povere piccole azioni e dei miei desideri. Egli è contento di me?» Il volto della Santa assunse un'espressione incomparabilmente più tenera della prima volta in cui mi parlò. Il suo sguardo e le sue carezze erano la più dolce delle risposte. Tuttavia mi disse: «Dio non domanda altro da te, Egli è contento, molto contento!». Dopo avermi accarezzata con ancora più amore, come non l'avrebbe mai fatto la più tenera delle madri con suo figlio, la vidi allontanarsi...Il mio cuore era nella gioia, ma mi ricordai delle mie sorelle e avrei voluto domandare qualche grazia per loro, ahimè...mi risvegliai!...
O Gesù! Il temporale allora non scrosciava, il cielo era calmo e sereno... credevo, sentivo che c'era un Cielo e che questo Cielo è popolato di anime che mi vogliono bene, che mi considerano come loro figlia...Questa impressione mi rimane nel cuore, tanto più che la Venerabile Madre Anna di Gesù mi era stata fino ad allora assolutamente indifferente. Non l'avevo mai invocata e il suo ricordo non affiorava al mio spirito che sentendone parlare, fatto peraltro raro. Così quando compresi a qual punto ella mi amasse, come le ero poco indifferente, il mio cuore si è sciolto d'amore e di riconoscenza, non solo per la Santa che mi aveva visitato ma anche per i Beati cittadini del Cielo..." (Teresa di Lisieux - Manoscritto B)
- "... credevo, sentivo che c'era un Cielo e che questo Cielo è popolato di anime che mi vogliono bene[...] il mio cuore si è sciolto d'amore e di riconoscenza, non solo per la Santa che mi aveva visitato ma anche per i Beati cittadini del Cielo..." (Teresa di Lisieux - Manoscritto B)
Manoscritto Autobiografico C
Ateismo e materialismo
- "...ma ad un tratto le nebbie che mi circondano diventano più spesse, penetrano nella mia anima e l'avvolgono in tal modo che non mi è più possibile ritrovare in essa l'immagine così dolce della mia Patria, tutto è scomparso! Quando voglio riposare il mio cuore stanco delle tenebre che lo circondano, con il ricordo del paese luminoso al quale aspiro, il mio tormento raddoppia; mi pare che le tenebre, assumendo la voce dei peccatori, mi dicano facendosi beffa di me: - Tu sogni la luce, una patria dai profumi più soavi, tu sogni di possedere eternamente il Creatore di tutte queste meraviglie, credi di uscire un giorno dalle nebbie che ti circondano. Vai avanti, vai avanti, rallegrati della morte che ti darà non già ciò che speri, ma una notte ancora più profonda, la notte del nulla. -
Madre carissima, l'immagine che ho voluto darle delle tenebre che oscurano la mia anima è tanto imperfetta quanto un abbozzo paragonato al modello, ma non voglio continuare a scriverne, temerei di bestemmiare... ho paura d'aver già detto troppo... Ah! che Gesù mi perdoni se Gli ho fatto dispiacere, ma Egli sa bene che, pur non avendo il godimento della Fede, mi sforzo almeno di compierne le opere. Credo di aver compiuto più atti di fede da un anno che in tutta la vita." (Manoscritto Autobiografico C, 6v°-7r°)
Teresa intende cantare solo ciò in cui vuole credere e perciò scrive nell'"Histoire d'une âme"(Manuscrit C, indirizzato a Suor Marie de Gonzague, Capitolo X: L'épreuve de la foi 1896-1897):
- "Madre mia diletta, forse pensa che esagero la mia prova. Infatti, se ella giudica dai sentimenti che esprimo nelle poesiole composte quest'anno,le debbo sembrare un'anima tutta consolazioni, per la quale il velo della fede s'è quasi squarciato, e tuttavia... non si tratta più per me d'un velo, ma d'un muro che s'innalza fino al cielo e impedisce la vista del firmamento stellato ... Quando canto la felicità del Cielo, l'eterno possesso di Dio, non provo gioia alcuna; canto semplicemente ciò in cui voglio credere.
Lettere
1 settembre 1890
Dalla lettera di Thérèse alla sorella Pauline (Agnese di Gesù).
- "[...]non capisco il ritiro che faccio, non penso a nulla, in una parola sono in un sotterraneo pieno d'oscurità!...Oh! domandi a Gesù, lei che è la mia luce, di non permettere che le anime siano private, per causa mia, della luce di cui hanno bisogno, ma che le mie tenebre servano a rischiararle. Gli chieda pure che faccia un buon ritiro e che egli sia contento di me quanto lo può essere. Allora anch'io sarò contenta e accetterò, se questa è la sua volontà, di camminare tutta la mia vita per la via oscura che sto percorrendo, pur di arrivare un giorno al termine della montagna dell'amore.
Ma credo che questo non avverrà mai quaggiù."
......1894
Celine ormai venticinquenne della vita spensierata e frivola al castello di proprietà dei Guerin scrive in una lettera a Thérèse :
- "...passiamo le giornate a sbellicarci dalle risa, mentre io sono assetata di solitudine."[...] "Teresa mia!...Oh! ne ho fatte di meditazioni su di te, sul nostro affetto reciproco...mi sembra che...tu mi sia troppo indispensabile, perciò intuisci il resto!"
17 settembre 1896
Dalla sorella Marie Martin a Thérèse.
- " Oh!J'avais bien envie de pleurer en lisant ces lignes qui ne sont pas de la terre, mais en écho du Coeur de Dieu...Voulez-vous que je vous dise? Eh bien, vous etes possédée par le bon Dieu, mais possédée ce qui s'appelle ... absolument comme le méchants le sont du vilain".
- "Oh! Avevo una gran voglia di piangere leggendo quelle righe che non sono della terra ma un eco del cuore di Dio ... volete proprio che ve lo dica? Ebbene, voi siete posseduta dal buon Dio, ma posseduta, come si dice ... assolutamente, proprio come i cattivi lo sono dal demonio"
1 Novebre 1896
Dalla lettera di Teresa a Padre Adolphe Roulland
- "La notte di Natale del 1886 fu, è vero, decisiva per la mia vocazione, ma per essere più esatta, devo chiamarla: la notte della mia conversione. In questa notte benedetta, della quale è scritto che rischiara le delizie stesse di Dio, Gesù che si faceva bambino per amor mio, si degnò di farmi uscire dalle fasce e dalle imperfezioni dell'infanzia. mi trasformò in modo tale da non riconoscermi più. senza questo cambiamento, sarei dovuta restare ancora chissà quanti anni nel mondo. Santa Teresa, la quale diceva alle sue figlie: "Voglio che non siate donne in nulla, ma uguali in tutto ad uomini forti" (Teresa d'Avila "Cammino di perfezione" 7,8), Santa Teresa non avrebbe voluto riconoscermi per sua figlia, se il Signore non m'avesse rivestito della sua forza divina, se non m'avesse armata lui stesso per la guerra." (Lettera di Teresa a Padre Adolphe Roulland del 1 novembre 1896)
Poesie
"Le mie armi"
"La sposa de re è terribile come un esercito schierato a battaglia, è simile ad un coro di musica in un campo di esercito" (Cantico dei cantici)
- Vestito ho l'armi dell'Onnipotente
- La sua mano divina m'ha ornato
- Non c'è nulla ormai che mi spaventi
- Chi potrà separarmi dal suo amore?
- Al suo fianco lanciata nell'arena
- Non temerò né ferro né fuoco
- Il nemico saprà che son regina
- Che son sposa di un Dio
- Conserverò, Gesù, quest'armatura
- Che vesto sotto l'occhio tuo adorato.
- Fino all'estrema sera le mie armi più belle
- Saranno i voti sacri.
- Povertà, primo mio voto
- Fino alla morte mi sarai compagna
- Poichè lo so, per correr nello stadio
- L'atleta in tutto deve alleggerirsi
- Rimorsi e pena, mondani, gustate
- Di vostra vanità i frutti amari.
- Gioiosamente io colgo nell'arena
- Di povertà le palme.
- Gesù ha detto: "Solo i violenti
- Dei Cieli il Regno possono rapire"
- Ebbene, la povertà sia la mia lancia,
- Il glorioso mio elmo.
- La castità mi rende la sorella
- Degli spiriti puri e vittoriosi.
- Io spero un giorno di volar tra loro
- Ma nell'esilio anch'io devo lottare
- Lottar senza riposo e senza tregua
- Per il mio sposo, signore dei signori
- La castità è la celeste spada
- Che può acquistargli i cuori
- La castità è mia invincibil arma
- E vinti son da lei i miei nemici
- Per quella io divento - felicità suprema!
- La sposa di Gesù.
- L'angelo fiero al centro della luce
- "Io non obbedirò" - ha eclamato
- Io grido nella notte della terra
- "Voglio obbedire sempre in questo mondo".
- Sento in me nascere una divina audacia
- E dell'inferno affronto ogni furore
- L'obbedienza è la mia forte corazza
- Lo scudo del mio cuore.
- O Dio dei forti, altre glorie non voglio
- Che tutta sottopormi al tuo volere
- Perchè l'obbediente
- Vittoria canterà
- Per l'eternità tutta.
- Se ho l'armi possenti del guerriero
- Se io l'imito e lotto con valore
- Come la vergine radiosa canterò combattendo.
- Della tua lira fai vibrar le corde
- La lira, mio Gesù, ch'é il mio cuore!
- Così posso di tue misericordie
- Cantar dolcezza e forza
- Affronto sorridendo la mitraglia
- E fra le braccia tue, Divino Sposo,
- Io morirò cantando, sul campo di battaglia
- Con le mie armi in pugno!...
Poesia n°54
- " Tu che mi sorridesti all'alba di mia vita / Vieni e sorridi ancora ... Madre / ... scende la sera!..." - (Poesia n° 54 - maggio 1897)
Preghiere
Lavori Teatrali
L'ultimo autografo
"O Maria, se io fossi la Regina del cielo e voi foste Teresa, vorrei essere Teresa, affinché voi foste la Regina del cielo." (8 settembre 1897).
Derniers Entretiens o Ultimi Colloqui
4 giugno 1897
- "Accetto tutto per amore del buon Dio, perfino i pensieri stravaganti che mi vengono alla mente e mi danno noia."
6 giugno 1897
- "Veda come sono poco consolata nelle mie tentazioni contro la fede. Il signor Cappellano mi ha detto oggi: «Non ci si fermi, in queste cose, perchè sono molto pericolose»."
28 agosto 1897
- "Guardate, vedete laggiù quel buco nero, dove non si distingue più nulla; io sono in un buco nero come quello, con l'anima e con il corpo. Ah! Si, quali tenebre! Ma le abito nella pace."
....
E ancora approposito della sua tentazione contro la fede confida a madre Agnese :
- "Quello che oggi si impone al mio spirito è il ragionamento dei peggiori materialisti: in seguito la scienza, facendo continuamente progressi, spiegherà tutto in modo naturale; si avrà allora la ragione di tutto ciò che esiste e che finora appare ancora come problema, perché rimangono ancora molte cose da scoprire..."
Piccola antologia di scritti su Santa Teresa di Lisieux
Lettere di Zelie Guerin madre di Santa Teresa di Lisieux
- «Io amo i bambini follemente, sono nata per averne, ma presto arriverà il tempo in cui dovrò smettere. Il 23 di questo mese avrò quarantun anno, l'età in cui si diventa nonne.» (Lettere di Zelie Guerin)
- Se il buon Dio mi facesse la grazia di poterla allattare, sarebbe un piacere nutrirla!» (Lettere di Zelie Guerin)
- «Bisogna dunque rinchiudersi in un chiostro? Non si può, nel mondo, vivere come dei lupi! In tutto quanto la santa donna ci dice, c'è qualche cosa da prendere e altro da lasciare...Il fatto che Maria prenda un po' di svago la renderà meno selvatica: lo è già tanto!» (Lettere di Zelie Guerin)
- "La piccola Teresa mi domandava l'altro giorno se sarebbe andata in Cielo. Io le ho detto che sì, ci sarebbe andata, se fosse stata molto brava. Mi risponde: «Si, ma, se non fossi brava e andassi all'inferno...Oh, so ben io ciò che farei: me ne verrei con te che sarai in Cielo; e come farebbe il Buon Dio a prendermi?...non mi terresti forte forte tra le braccia?» Ho visto dai suoi occhi che essa credeva davvero che il Buon Dio non avrebbe potuto nulla, se fosse stata nelle braccia di sua madre..." (Zelie Guerin - Lettere)
Testimonianza di Marie Martin al processo di canonizzazione
- Alcuni chiodi attaccati al muro della camera le apparivano all'improvviso sotto forma di dita carbonizzate. Gridava allora:
- Ho paura, ho paura!
I suoi occhi così calmi e dolci avevano un'espressione di spavento...Una...volta, mio padre venne a sedersi presso il letto di Teresa. Aveva il cappello in mano. Teresa lo guarda...poi, in un batter d'occhio, cambia espressione, i suoi occhi fissano il cappello e getta un lugubre grido:
- Oh, la grossa bestia! "
(Deposizione di Maria Martin, in "Summarium")
- "Vedendola sfinita, volli darle da bere ma Teresa gridò in preda a terrore:
- Vogliono avvelenarmi."
- "...vidi Teresa guardare la statua della Santa vergine...come in estasi per quattro o cinque minuti, poi il suo sguardo si posò su di me con tenerezza." (Maria Martin "Summarium")
Testinonianza di Celine Martin
- "Amare, essere amata e ritornare sulla Terra per far amare l'Amore" (Detto di Teresa tratto da "Consigli e ricordi - 18 luglio 1897" di Celine Martin)
Testimonianza di Celine Martin al processo di canonizzazione
- "Scendendo dal treno a Bologna, trovammo un nuvolo di studenti; nella confusione, uno di essi fece presto a sollevare Teresa fra le braccia, senza che noi potessimo impedirlo. Ma ella si raccomandò alla Santa Vergine e lanciò un'occhiata tale all'importuno, che questi ebbe paura e lasciò immediatamente la preda" (Deposizione di suor Genoveffa di Santa Teresa, Celine, al 'Processo apostolico di Bayeux', tomo II, f. 470 v.)
Testimonianza di Maria della Trinità e del Santo Volto
Maria della Trinità e del Santo Volto al secolo Marie Louise Josèphine Castel (1874 - 1944) era considerata la sua allieva prediletta. Le citazioni sono riprese dal suo "Cahier Rouge" dove Maria della Trinità scrisse i suoi ricordi di Teresa.
Testimonianza di Madre Maria di Gonzaga
Madre Maria di Gonzaga priora del Carmelo di Lisieux così descriveva Thérèse in una lettera inviata al monastero di Tours il 9 settembre 1890:
- «Questo angelo di fanciulla ha diciassette anni e mezzo, ma la ragione di trent'anni, la perfezione religiosa d'una vecchia novizia consumata e il dominio di sè stessa: è una perfetta religiosa.» (Correspondance Générale)
Testimonianza di Maria Josefa Alòhama Valera
- 1905 - Brano tratto dal racconto della apparizione di Thérèse Martin a Maria Josefa Alhama Valera, che anni più tardi sarebbe diventata Madre Speranza di Gesù (1893 -1983).
- "Vede, Padre: questa qui io l'ho conosciuta che avevo dodici anni". Io feci subito un calcolo: la Madre é nata il 30 settembre 1893, Teresa del Bambin Gesù é morta il 30 settembre 1897, dico: "Madre, come ha fatto a conoscerla se, quando lei aveva dodici anni, questa era morta da otto anni?". Lei sorrise e proseguì: "Stavo in casa dello zio sacerdote, sentii suonare il campanello, scesi giù e vidi una Suora tanto bella che mai avevo visto. Mi meravigliai che non portasse le bisacce per raccogliere l'elemosina, pensavo infatti che fosse una suora questuante e le dissi subito: "Suora, dove mette la roba che le do se non ha neanche le bisacce?". E lei mi rispose: Bambina, io non sono venuta per questo! "Ma sarà stanca del viaggio? Prenda una sedia!" - Non sono affatto stanca. "Con questo caldo avrà sete!" - Non ho sete. – "Allora che vuole da me?" E lei mi disse: "Vedi bambina, io sono venuta a dirti da parte del buon Dio che tu dovrai cominciare dove ho finito io". E mi parlò a lungo della devozione all’Amore Misericordioso che avrei dovuto diffondere in tutto il mondo. Ad un certo punto mi voltai e la suora non c'era più. "Era proprio Lei, sa! Era proprio Lei". E dicendo questo additava la statua di Santa Teresa del Bambino Gesù che era lì in mezzo a noi.
- Mi colpì quell'espressione "son venuta a dirti da parte del Buon Dio", le Bon Dieu dei francesi; gli spagnoli non avrebbero detto il Buon Dio, ma el Buen Jesús.
- Anche questo particolare mi ha fatto sempre pensare alla genuinità della notizia e parlando della devozione all'Amore Misericordioso aggiunse anche il particolare: "Dio non vuol essere più sentito come un giudice di tremenda maestà, ma come un Padre buono. È questa la missione che io ho ricevuto da diffondere per il mondo intero"