Leon Battista Alberti - Citazioni

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Leon Battista Alberti (1404 - 1472), architetto, pittore, matematico, poeta, linguista, filosofo, musicista e archeologo italiano.

Leon Battista Alberti
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Leon Battista Alberti

Indice

Aforismi di Leon Battista Alberti

  • Architettore chiamerò io colui, il quale saprà con certa, e maravigliosa ragione, e regola, sì con la mente, e con lo animo divisare; sì con la opera recare a fine tutte quelle cose, le quali mediante movimenti dei pesi, congiungimenti, e ammassamenti di corpi, si possono con gran dignità accomodare benissimo all'uso de gli homini.
  • Il libro su cui fu vergata l'intera scienza libraria invocava soccorso per non essere roso dal topo. E il topo se la rise.
  • Solo è sanza virtù chi nolla vuole. (da Della famiglia, prologo)

Incipit di alcune opere

De iciarchia

Io tornava dal tempio su alto di San Miniato dove parte per satisfare alla religione, parte per affermarmi a sanità, era mio uso non raro conscendere a essercitarmi. In via sul ponte presso all'Oratorio postovi da' nostri Alberti trovai Niccolò Cerretani e Paulo Niccolini, omini certo prudenti e moderati e a me benivolentissimi. Salutammoci insieme, e disse Niccolò: - A' prossimi dì passati le molte piove e la molestia de' venti ci tenne in casa e non potemmo visitarti. Oggi questo lieto sole ci piacque. Venavamo a te. Dissonci que' tuoi dove tu eri, ma ci parse tardi uscire lassù a ritrovarti. Però ci fermammo qui per aspettarti mirando questo fiume già molto escresciuto e 'nviato a crescere ancora più.

De pictura

Originale

De pictura his brevissimis commentariis conscripturi, quo clarior sit nostra oratio, a mathematicis ea primum, quae ad rem pertinere videbuntur, accipiemus. Quibus quidem cognitis, quoad ingenium suppeditabit, picturam ab ipsis naturae principiis exponemus. Sed in omni nostra oratione spectari illud vehementer peto non me ut mathematicum sed veluti pictorem hisce de rebus loqui. Illi enim solo ingenio, omni seiuncta materia, species et formas rerum metiuntur. Nos vero, quod sub aspectu rem positam esse volumus, pinguiore idcirco, ut aiunt, Minerva scribendo utemur. Ac recte quidem esse nobiscum actum arbitrabimur si quoquo pacto in hac plane difficile et a nemine quod viderim alio tradita litteris materia, nos legentes intellexerint. Peto igitur nostra non ut puro a mathematico sed veluti a pictore tantum scripta interpretentur.

Traduzione

Scrivendo de pictura in questi brevissimi comentari, acciò che 'l nostro dire sia ben chiaro, piglieremo dai matematici quelle cose in prima quale alla nostra matera apartengano; e conosciutole, quanto l'ingegno ci porgerà, esporremo la pittura dai primi principi della natura. Ma in ogni nostro favellare molto priego si consideri me non come matematico ma come pittore scrivere di queste cose. Quelli col solo ingegno, separata ogni matera, mesurano le forme delle cose. Noi, perché vogliamo le cose essere poste da vedere, per questo useremo quanto dicono più grassa Minerva, e bene stimeremo assai se in qualunque modo in questa certo difficile e da niuno altro che io sappi descritta matera, chi noi leggerà intenderà. Adunque priego i nostri detti sieno come da solo pittore interpretati.

Della famiglia

Repetendo a memoria quanto per le antique istorie e per ricordanza de' nostri vecchi insieme, e quanto potemmo a' nostri giorni come altrove cosí in Italia vedere non poche famiglie solere felicissime essere e gloriosissime, le quali ora sono mancate e spente, solea spesso fra me maravigliarmi e dolermi se tanto valesse contro agli uomini la fortuna essere iniqua e maligna, e se cosí a lei fosse con volubilità e temerità sua licito famiglie ben copiose d'uomini virtuosissimi, abundante delle preziose e care cose e desiderate da' mortali, ornate di molta dignità, fama, laude, autoritate e grazia, dismetterle d'ogni felicità, porle in povertà, solitudine e miseria, e da molto numero de' padri ridurle a pochissimi nepoti, e da ismisurate ricchezze in summa necessità, e da chiarissimo splendore di gloria somergerle in tanta calamità, averle abiette, gittate in tenebre e tempestose avversità.

Deifira

Leggetemi, amanti, e riconoscendo qui meco i vostri errori, diventerete o più dotti ad amare o molto più prudenti a fuggire amore. E se leggendo forse qualche sospiro o lacrima vi tiene, siavi conforto poi che altrui ancora pruova quel che voi leggete. Né sia chi stimi conoscere amore, se può tutto leggermi senza qualche poco sospirare; ancora sarà chi me leggerà lacrimando. Ma provate, amanti, e meco scorgete quanto in voi possa amore. E credo imparerete qualche utilità a vivere amati e pregiati da' vostri cittadini

Ecatonfilea

A questi dì in villa per raffermarmi fiacco da quelle febbri, in quali alquanti dì prima era giaciuto, me essercitava saettando, ove tu, Nerozzo mio dolcissimo, fra gli altri quali io amo, mi venisti a mente, e ricorda'mi quanto cavalcando e in ogni virile destrezza teco me solea giovenetto molto essercitare. Desiderava per qualche pochi dì poterti storre da questi tuoi amori quali te, credo, tengono pur certo occupato. So io che ogni animo gentile amando tanto ama quanto e' può. Ma poi ch'io mi ravidi ogni cosa potere l'amante salvo che durare sanza spesso rivedere chi egli ama, diliberai per satisfare a' piaceri miei non volerti essere grave.

Intercenali (Intercoenales)

Ho iniziato a raccogliere le mie Intercenali in piccoli libri, così che possano essere lette più facilmente mentre si mangia e si beve. Tu, carissimo Paolo, curi corpi malati come fanno tutti gli altri medici, con medicine amare che provocano anche disgusto, ma io, con i miei scritti, fornisco un modo per alleviare le malattie della mente, che produce riso e allegria. In tutte le mie Intercenali voglio che i miei lettori vedano come io abbia soprattutto voluto renderli partecipi della mia arguzia e abbia cercato argomenti adatti ad alleviare le loro più serie preoccupazioni.

[Edizioni Scientifiche Italiane, traduzione di Ida Garghella]