Jack London - Citazioni
Da Famous Quotes, aforismi e citazioni in libertà.
Pseudonimo di John Griffith Chaney (1876 - 1916), scrittore statunitense.
- La giusta funzione di un uomo è di vivere, non di esistere.
- Preferirei essere una superba meteora, ogni mio atomo esploso in un magnifico bagliore, piuttosto che un sonnolento e perseverante pianeta.
- L'adolescenza è l'epoca in cui l'esperienza la si conquista a morsi.
- Un osso al cane non è carità. Carità è l'osso diviso con il cane, quando sei affamato quanto il cane.
- Non bevevo mai prima di aver eseguito il mio compito giornaliero. A lavoro finito, i cocktail alzavano quasi un muro divisorio fra le ore di lavoro e quelle di divertimento.
- Nel vocabolario delle prigioni un incorreggibile è un essere umano temibile fra tutti.
- Studiavo diciannove ore al giorno, fin quando non sostenni l'ultimo esame. Non volevo assolutamente più vedere libri. Non c'era che un'unica cura che mi potesse guarire, ed era riprendere le avventure.
- La repulsione stessa del palato dimostra che l'alcool non è gradito all'organismo… eppure, malgrado il ribrezzo fisico i ricordi più felici della mia infanzia sono proprio quelli delle ore passate nei saloon.
- L'alcolismo mina l'uomo. Lo rende inabile a vivere coscientemente la propria vita.
- Durerà la razza che possiede il più elevato altruismo.
Il vagabondo delle stelle (1915)
Copyright: Adelphi, Milano, 2005 - traduzione di Stefano Manferlotti.
- E ora sono qui, nel braccio degli assassini del carcere di Folsom, che attendo, le mani rosse di sangue, il giorno fissato dalla macchina dello Stato, quando i suoi servitori mi porteranno in quella che chiamano tenebra, quella tenebra di cui hanno paura e da cui attingono immagini di superstizione e terrore, la stessa tenebra che li spinge, fra tremiti e lamenti, davanti agli altari delle divinità antropomorfe, generate dal medesimo orrore. (capitolo I)
- Se riuscire a dimenticare è segno di sanità mentale, il ricordare senza posa è ossessione e follia. (capitolo VI)
- Se per mezzo dell'ipnosi lo spirito cosciente fosse indotto al sonno e fosse al tempo stesso risvegliata la sua parte subcosciente, il problema sarebbe risolto, le carceri della mente spalancherebbero le loro porte e i prigionieri ritornerebbero alla luce del sole. (capitolo VI)
- È la vita a costituire l'unica realtà e il vero mistero. La vita è molto di più che semplice materia chimica, che nelle sue fluttuazioni assume quelle forme elevate che ci sono note. La vita persiste, passando come un filo di fuoco attraverso tutte le forme prese dalla materia. Lo so. Io sono la vita. Sono passato per diecimila generazioni, ho vissuto per milioni di anni, ho posseduto numerosi corpi. Io, che ho posseduto tali corpi, esisto ancora, sono la vita, sono la favilla mai spenta che tuttora divampa, colmando di meraviglia la faccia del tempo, sempre padrone della mia volontà, sempre sfogando le mie passioni su quei rozzi grumi di materia che chiamiamo corpi e che io ho fuggevolmente abitato. (capitolo XII)
- La materia è la grande illusione. La materia, cioè, si manifesta nella forma e la forma è un fantasma. (capitolo XII)
- La mente... solo la mente sopravvive. La materia fluisce, si solidifica, fluisce di nuovo, le forme che essa assume sono sempre nuove. Poi si disintegrano in quel nulla eterno donde non vi è ritorno. La forma è un'apparizione, [...], ma il ricordo permane, rimarrà fino a quando lo spirito resiste, e lo spirito è indistruttibile. (capitolo XVI)
- L'incanto che emana da una donna è ineffabile, è diverso dalla percezione che sfocia nella ragione. Questo stato, infatti, nasce dalla sensazione e culmina nell'emozione, la quale - è giocoforza ammetterlo - altro non è che sensazione al suo livello più alto. (XVII capitolo)
- La materia non ricorda, lo spirito sì. Ed il mio spirito altro non è che la memoria delle mie infinite incarnazioni. (capitolo XVIII)
- Creatura quanto mai strana è l'uomo: insaziabile, sempre inappagato, irrequieto, mai in pace con Dio o con se stesso, di giorno tende senza posa a inutili mete, di notte si abbandona a un'orgia di desideri proibiti e malvagi. (capitolo XIX)
- Nel lungo corso del tempo ho vissuto molte vite, e posso affermare con decisione che sul piano morale l'uomo inteso come individuo non ha compiuto alcun progresso negli utlimi diecimila anni. (capitolo XXII)
- La morale è un fondo sociale che viene accresciuto lungo il doloroso corso delle epoche. (capitolo XXII)
- «Non uccidere». Stupidaggini. Domani mattina mi uccideranno. «Non uccidere». Stupidaggini. Proprio ora nei cantieri navali di tutte le nazioni civili stanno costruendo le chiglie di corazzate e supercorazzate. Cari amici, io che sto per morire vi saluto con questa parola: stupidaggini! (capitolo XXII)
- «L'uso peggiore che si possa fare di un uomo è quello di impiccarlo». No, non ho alcun rispetto per la pena di morte. Si tratta di un'azione sporca, che non degrada solo i cani da forca pagati per compierla ma anche la comunità sociale che la tollera, la sostiene col voto e paga tasse specifiche per farla mettere in atto. La pena di morte è un atto stupido, idiota, orribilmente privo di scientificità: «... ad essere impiccato per la gola finché morte non sopravvenga» recita il famoso frasario della società... (capitolo XXII)
Incipiti di Martin Eden
Il primo aperse la porta con una chiave piatta ed entrò, seguito da un giovane che si levò il berretto con fare impacciato. Il giovane indossava rozzi panni che odoravano forte di mare ed era palesemente fuori posto nell'atrio spazioso in cui si trovava. Non sapeva che fare del berretto e se lo stava cacciando nella tasca della giubba, quando l'altro glielo levò di mano. Il gesto fu calmo e naturale e il giovanotto impacciato lo apprezzò. "Capisce", pensò "mi porterà sino in fondo proprio come si deve".
Si mosse alle calcagna dell'altro con un dondolio delle spalle e con le gambe involontariamente tese, come se i pavimenti piani si alzassero e sprofondassero con l'ondeggiare del mare.
[Biblioteca Universale Rizzoli, traduzione a cura di Oriana Previtali]