Italo Calvino - Citazioni
Da Famous Quotes, aforismi e citazioni in libertà.
Italo Calvino (1923 - 1985), scrittore italiano.
Indice |
Aforismi di Italo Calvino
- A me - dice - piacciono i libri in cui tutti i misteri e le angosce passano attraverso una mente esatta e fredda e senza ombre come quella d'un giocatore di scacchi. (da Se una notte d'inverno un viaggiatore)
- Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane. (da Il visconte dimezzato)
- Anche ricordare il male può essere un piacere quando il male è mescolato non dico al bene ma al vario, al mutevole, al movimentato, insomma a quello che posso pure chiamare il bene e che è il piacere di vedere le cose a distanza e di raccontarle come ciò che è passato. (da Se una notte d'inverno un viaggiatore)
- Ascoltare qualcuno che legge ad alta voce è molto diverso che leggere in silenzio. Quando leggi, puoi fermarti o sorvolare sulle frasi: il tempo sei tu che lo decidi. Quando è un altro che legge è difficile far coincidere la tua attenzione col tempo della sua lettura: la voce va o troppo svelta o troppo piano. (da Se una notte d'inverno un viaggiatore, cap. IV)
- Chi ha l'occhio, trova quel che cerca anche a occhi chiusi. (da Marcovaldo)
- Ci sono giorni in cui ogni cosa che vedo mi sembra carica di significati: messaggi che mi sarebbe difficile comunicare ad altri, definire, tradurre in parole, ma che appunto perciò mi si presentano come decisivi. Sono annunci o presagi che riguardano me e il mondo insieme: e di me non gli avvenimenti esteriori dell'esistenza ma ciò che accade dentro, nel fondo; e del mondo non qualche fatto particolare ma il modo d’essere generale di tutto. Comprenderete dunque la mia difficoltà a parlarne, se non per accenni. (da Se una notte d'inverno un viaggiatore)
- Così, a cavallo del nostro secchio, ci affacceremo al nuovo millennio, senza sperare di trovarvi nulla di più di quello che saremo capaci di portarvi. (da Lezioni americane, 1985)
- Così la macchina dell'oppressione sempre si rivolta contro chi la serve.
- Credo alla pedagogia repressiva. Con i ragazzi bisogna essere duri.
- È delle città come dei sogni: tutto l'immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure.
- D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. (da Le città invisibili)
- Fino al momento precedente a quello in cui cominciamo a scrivere, abbiamo a nostra disposizione il mondo [...] il mondo dato in blocco, senza né un prima né un poi, il mondo come memoria individuale e come potenzialità implicita [...]. Ogni volta l'inizio è quel momento di distacco dalla molteplicità dei possibili: per il narratore è l'allontanare da sé la molteplicità delle storie possibili, in modo da isolare e rendere raccontabile la singola storia che ha deciso di raccontare. (da Appendice alle Lezioni americane, v. 1, pp. sgg.)
- Gli antichi costruirono Valdrada sulle rive di un lago con case, tutte verande una sopra l'altra e vie alte che affacciano sull'acqua i parapetti a balaustra. Così il viaggiatore vede arrivando due città: una diritta sopra il lago e una riflessa capovolta. Non esiste o avviene cosa nell'una Valdrada che l'altra Valdrada non ripeta, perché la città fu costruita in modo che ogni suo punto fosse riflesso dal suo specchio, e la Valdrada giù nell'acqua contiene non solo tutte le scanalature e gli sbalzi delle facciate che s'elevano sopra il lago ma anche l'interno delle stanze con i soffitti e i pavimenti, la prospettiva dei corridoi, gli specchi degli armadi. (da Le città invisibili)
- I lettori sono i miei vampiri.
- I rivoluzionari sono più formalisti dei conservatori. (da Il barone rampante)
- Il bassotto alzò il muso verso di lui, con lo sguardo dei cani quando non capiscono e non sanno che possono aver ragione a non capire. (da Il barone rampante)
- Il posto ideale per vivere è quello dove è più naturale vivere come stranieri.
- La conoscenza del prossimo ha questo di speciale: passa necessariamente attraverso la conoscenza di se stesso. (da Palomar)
- La fantasia è un posto dove ci piove dentro. (da Lezioni americane)
- La lettura è solitudine. Si legge da soli anche quando si è in due. (da Se una notte d'inverno un viaggiatore)
- La lettura è un atto necessariamente individuale, molto più dello scrivere. (da Se una notte d'inverno un viaggiatore)
- La menzogna non è nel discorso, è nelle cose. (da Le città invisibili)
- La razza umana è una zona di cose viventi che potrebbero essere definite tracciando i propri confini.
- La vita d'una persona consiste in un insieme d'avvenimenti di cui l'ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l'insieme, non perché conti di più dei precedenti ma perché inclusi in una vita gli avvenimenti si dispongono in un ordine che non è cronologico, ma risponde a un'architettura interna. (da Palomar)
- L'amore come la golosità, sono piaceri di grande soddisfazione.
- Le cose che un racconto non dice sono necessariamente più numerose di quelle che dice e solo una speciale aureola intorno a ciò che è scritto può dare l'illusione che stai leggendo qualcosa che non è scritto.
- Le immagini della memoria, una volta fissate con le parole, si cancellano... Forse Venezia ho paura di perderla tutta in una volta, se ne parlo. O forse parlando d'altre città, l'ho già perduta a poco a poco. (da Le città invisibili)
- L'eccessiva ambizione dei propositi può essere rimproverabile in molti campi d'attività, non in letteratura. La letteratura vive solo se si pone degli obiettivi smisurati, anche al di là d'ogni possibilità di realizzazione: solo se poeti e scrittori si proporranno imprese che nessun altro osa immaginare la letteratura continuerà ad avere una funzione. Da quando la scienza diffida delle spiegazioni generali e delle soluzioni che non siano settoriali e specialistiche, la grande sfida per la letteratura è il saper tessere insieme i diversi saperi e i diversi codici in una visione plurima, sfaccettata del mondo. (da Lezioni americane)
- L'inconscio è l'oceano dell'indicibile, di tutto ciò che è stato espulso dalla terra del linguaggio, rimosso come risultato di un'antica proibizione.
- L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. (da Le città invisibili)
- L'occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose. (da Le città invisibili)
- L'ordine degli dèi è proprio quello che si rispecchia nella città dei mostri.
- Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.
- Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? – chiede Kublai Kan.
- Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, - risponde Marco, - ma dalla linea dell'arco che esse formano.
Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo.
Poi soggiunge: - Perché mi parli delle pietre? È solo dell'arco che mi importa.
Polo risponde: - Senza pietre non c'è arco. (da Le città invisibili)
- Nella mia vita ho incontrato donne di grande forza. Non potrei vivere senza una donna al mio fianco. Sono solo un pezzo d'un essere bicefalo e bisessuato, che è il vero organismo biologico e pensante. (da un'intervista a L'Europeo, 17 novembre 1980)
- Non c'è linguaggio senza inganno. (da Le città invisibili)
- Non è la voce che comanda la Storia: sono le orecchie.
- Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone. (da Le città invisibili)
- "Papà" dissero i bambini, "le mucche sono come i tram? Fanno le fermate? Dov'è il capolinea delle mucche?"
"Niente a che fare coi tram" spiegò Marcovaldo, "vanno in montagna."
"Si mettono gli sci?" chiese Pietruccio.
"Vanno al pascolo a mangiare l'erba."
"E non gli fanno la multa se sciupano i prati?" (da Marcovaldo) - Quando ho cominciato a scrivere Il visconte dimezzato, volevo soprattutto scrivere una storia divertente per divertire me stesso e possibilmente anche gli altri; avevo questa immagine di un uomo tagliato in due ed ho pensato che questo tema dell'uomo tagliato in due, dell'uomo dimezzato fosse un tema significativo, avesse un significato contemporaneo: tutti ci sentiamo in qualche modo incompleti, tutti realizziamo una parte di noi stessi e non l'altra. (da un'intervista con gli studenti di Pesaro, 11 maggio 1983)
- Quando ho più idee degli altri, dò agli altri queste idee; se le accettano, questo è comandare.
- Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto. (da Se una notte d'inverno un viaggiatore)
- Se infelice è l'innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato.
- Sono convinto che scrivere prosa non dovrebbe essere diverso dallo scrivere poesia; in entrambi i casi è ricerca d'un'espressione necessaria, unica, densa, concisa, memorabile. (da Rapidità, in Lezioni americane)
- Tutto è già cominciato prima, la prima riga della prima pagina di ogni racconto si riferisce a qualcosa che è già accaduto fuori dal libro.
- Tutto può cambiare, ma non il linguaggio che ci portiamo dentro, come un mondo tutto esclusivo e alla fine paragonabile all'utero della propria madre.
- Un classico è un libro che ancora prima di essere finito ti dice quello che deve dire.
- Viaggiando si può realizzare che le differenze sono andate scomparendo: tutte le città tendono ad assomigliarsi l'una all'altra, i posti hanno mutato le loro forme e ordinamenti. Una polvere senza forma ha potuto invadere i continenti.
- Viviamo in un paese dove si verificano sempre le cause e non gli effetti. (da Il Barone rampante)
Incipit di alcune opere
Il barone rampante
Fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l'ultima volta in mezzo a noi. Ricordo come fosse oggi. Eravamo nella sala da pranzo della nostra villa d'Ombrosa, le finestre inquadravano i folti rami del grande elce del parco. Era mezzogiorno, e la nostra famiglia per vecchia tradizione sedeva a tavola a quell’ora. Tirava vento dal mare, ricordo, e si muovevano le foglie. Cosimo disse: - Ho detto che non voglio e non voglio! - e respinse il piatto di lumache. Mai s’era vista disubbidienza più grave.
[Italo Calvino - Il barone rampante - Garzanti]
Il cavaliere inesistente
Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l'esercito di Francia. Carlomagno doveva passare in rivista i paladini. Già da più di tre ore erano lì; faceva caldo; era un pomeriggio di prima estate, un po' coperto, nuvoloso; nelle armature si bolliva come in pentole tenute a fuoco lento.
[Italo Calvino - Il cavaliere inesistente - Garzanti]
Il visconte dimezzato
C'era una guerra contro i turchi. Il visconte Medardo di Terralba, mio zio, cavalcava per la pianura di Boemia diretto all'accampamento dei cristiani. Lo seguiva uno scudiero a nome Curzio.
[Italo Calvino - Il visconte dimezzato - Garzanti]
Se una notte d'inverno un viaggiatore
Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo 'Se una notte d'inverno un viaggiatore' di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: "No, non voglio vedere la televisione!" Alza la voce, se non non ti sentono: "Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!" Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: "Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!" O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.
[Italo Calvino - Se una notte d'inverno un viaggiatore - Einaudi]
Le cosmicomiche
Una volta, secondo Sir George H. Darwin, la Luna era molto vicina alla Terra. Furono le maree che a poco a poco la spinsero lontano: le maree che lei Luna provoca nelle acque terrestri e in cui la Terra perde lentamente energia.
Lo so bene! - esclamò il vecchio Qfwfq, - voi non ve ne potete ricordare ma io sì. L'avevamo sempre addosso, la Luna, smisurata: quand'era il plenilunio - notti chiare come di giorno, ma d'una luce color burro -, pareva che ci schiacciasse; quand'era lunanuova rotolava per il cielo come un nero ombrello portato dal vento; e a lunacrescente veniva avanti a corna così basse che pareva lì lì per infilzare la cresta di un promontorio e restarci ancorata.
[Italo Calvino - Le cosmicomiche - Oscar Mondadori]
Bibliografia
- Italo Calvino - Le città invisibili (1972), Einaudi, Torino.
- Italo Calvino - Le città invisibili (1994), Mondatori, Milano.
- Italo Calvino - Palomar (1993-4), Mondatori, Milano.
- Italo Calvino - Saggi. 1945 - 1985 (1995), Arnoldo Mondadori Editore, Milano.
- Italo Calvino - Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio (1998), Garzanti, Milano.
- Italo Calvino - Lezioni americane. (2000), Arnoldo Mondadori Editore, Milano.
Collegamenti esterni
- Approfondimento su Italo Calvino
- Il sito italiano di Italo Calvino
- Biografia e bibliografia
- Pressbook del film L'isola di Calvino