Giacomo Leopardi - Citazioni

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Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi (1798 - 1837), scrittore e poeta italiano.

Giacomo Leopardi
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Indice

Aforismi di Giacomo Leopardi

  • Ahi ahi, ma conosciuto il mondo / non cresce, anzi scema, e assai più vasto / l'etra sonante e l'alma terra e il mare / al fanciullin, che non al saggio appare. (da Ad Angelo Mai)
  • Amaro e noia / La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo. (da A se stesso)
  • Arcano è tutto, / fuor che il nostro dolor. (da Ultimo canto di Saffo)
  • Bella ed amabile illusione è quella per la quale i dì anniversari di un avvenimento, che per verità non ha a fare con essi più che con qualunque altro dì dell’anno, paiono avere con quello un'attinenza particolare, e che quasi un'ombra del passato risorga e ritorni sempre in quei giorni, e ci sia davanti: onde è medicato in parte il tristo pensiero dell’annullamento di ciò che fu, e sollevato il dolore di molte perdite, parendo che quelle ricorrenze facciano che ciò che è passato, e che più non torna, non sia spento né perduto del tutto. (dai Pensieri, XIII)
  • Certo, l'ultima causa dell'essere non è la felicità, perocchè niuna cosa è felice. (da Cantico del gallo silvestre)
  • Chi comunica dopo cogli uomini, rade volte è misantropo. Veri misantropi non si trovano nella solitudine, ma nel mondo: perché l'uso pratico della vita, e non già la filosofia, è quello che fa odiare gli uomini. E se uno che sia tale, si ritira dalla società, perde nel ritiro la misantropia. (dai Pensieri, LXXXIX)
  • Chi non ha uno scopo non prova quasi mai diletto in nessuna operazione. (dallo Zibaldone, 268)
  • Chi più si ama meno può amare. (dallo Zibaldone, 1723)
  • Dicono che la felicità dell'uomo non può consistere fuorchè nella verità, eppure io dico che la felicità consiste nell'ignoranza dei vero.
  • Due cose belle ha il mondo: amore e morte. (da Consalvo)
  • È curioso a vedere, che gli uomini di molto merito hanno sempre le maniere semplici, e che sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco merito. (dallo Zibaldone, 4524 - Firenze, 31 maggio 1831)
  • Gli uomini si vergognano non delle ingiurie che fanno, ma di quelle che ricevono. (dai Pensieri)
  • Gl'italiani non hanno costumi: essi hanno delle usanze. Così tutti i popoli civili che non sono nazioni. (dallo Zibaldone, 2923 - 9 luglio 1823)
  • I beni si disprezzano quando si possiedono sicuramente, e si apprezzano quando sono perduti, o si corre pericolo o si è in procinto di perderli. (dallo Zibaldone, 296 - 23 ottobre 1820)
  • I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto. (dallo Zibaldone, 527 - 19 gennaio 1821)
  • I migliori momenti dell'amore sono quelli di una quieta e dolce malinconia dove tu piangi e non sai di che, e quasi ti rassegni riposatamente a una sventura e non sai quale. (dallo Zibaldone, 142 - 27 giugno 1820)
  • [Il] genere umano [...] non odia mai tanto chi fa male, né il male stesso, quanto chi lo nomina. (dai Pensieri, I)
  • Il maligno dice male dé buoni; lo stolto or dé buoni, or dé malvagi; il saggio di nessuno mai.
  • Il mezzo più efficace di ottener fama è quello di far creder al mondo di esser già famoso. (dallo Zibaldone, 4153 - Bologna, 21 novembre 1825)
  • Il piacere è sempre o passato o futuro, non mai presente. (dallo Zibaldone, 3550 - 29 settembre 1823, Festa di San Michele Arcangelo)
  • Il più certo modo di celare agli altri i confini del proprio sapere, è di non trapassarli. (dai Pensieri, LXXXVI)
  • Il più solido piacere di questa vita, è il piacere vano delle illusioni.
  • Il tale diceva che noi, venendo in questa vita, siamo come chi si corica in un letto duro e incomodo, che sentendovisi stare male, non vi può star quieto, e però si rivolge cento volte da ogni parte, e procura in vari modi di appianare, ammollire, ecc. il letto, cercando pur sempre e sperando di avervi a riposare e prendere sonno, finché senz'aver dormito né riposato vien l'ora di alzarsi. (dallo Zibaldone)
  • Intendo per innocente non uno incapace di peccare, ma di peccare senza rimorso. (dallo Zibaldone, 78)
  • "Io non ho bisogno di stima, né di gloria, né di altre cose simili; ma ho bisogno d'amore. (da Lettera all'Antonietta)
  • La conoscenza degli effetti e l'ignoranza delle cause produsse l'astrologia.
  • La convenienza al suo fine è quello in cui consiste la bellezza di tutte le cose, e fuor della quale nessuna cosa è bella. (dallo Zibaldone)
  • La felicità è impossibile a chi la desidera. (dallo Zibaldone, 648)
  • La felicità o infelicità non si misura dall'esterno ma dall'interno. (dallo Zibaldone, 296)
  • La lingua latina così esatta, così regolata e definita, ha nondimeno moltissime frasi ec. che per la stessa natura loro, e del linguaggio latino, sono di significato così vago, che a determinarlo, e renderlo preciso non basta qualsivoglia scienza di latino, e non avrebbe bastato l'esser nato latino, perocch'elle son vaghe per se medesime, e quella tal frase e la vaghezza della significazione sono per essenza loro inseparabili, né quella può sussistere senza questa. Come Georg., I, 44: et Zephyro putris se glaeba resolvit. Quest'è una frase regolarissima, e nondimeno regolarmente e grammaticalmente indefinita di significazione, perocchè nessuno potrà dire se quel Zephyro sigifichi al zefiro, col zefiro ec. Così quell'altra: Sunt lacrimae rerum ec. della quale altrove ho parlato. E centomila di questa e simili nature, regolarissime, latinissime, conformissime alla grammatica, e alla costruzione latina, prive o affatto o quasi affatto d'ogni figura di dizione, e tuttavia vaghissime e indefinibili di significato, non solo a noi, ma agli stessi latini.
  • La morte non è male; perché libera l'uomo da tutti i mali, e insieme coi beni gli toglie i desideri. La vecchiezza è male sommo: perché priva l'uomo di tutti i piaceri, lasciandogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori. Nondimeno gli uomini temono la morte, e desiderano la vecchiezza.
  • La natura ci destinò per medicina di tutti i mali la morte. (da Operette morali)
  • La noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani.
  • La noia è la più sterile delle passioni umane; com'è figlia della nullità, così è madre del nulla: giacchè non solo è sterile per sé, ma rende tale tutto ciò a cui si mesce o avvicina.
  • La noia non è se non di quelli in cui lo spirito è qualche cosa.
  • La pazienza è la più eroica delle virtù giusto perchè non ha nessuna apparenza d'eroico. (dallo Zibaldone, 112 - 31 maggio 1820)
  • La stima non è prezzo di ossequi: oltre che essa, non diversa in ciò dall'amicizia, è come un fiore, che pesto una volta gravemente, o appassito, mai più non ritorna. (dai Pensieri, LXXII)
  • La vecchiezza è male sommo: perché priva l’uomo di tutti i piaceri, lasciandone gli appetiti; e porta seco tutti i dolori. (dai Pensieri, VI)
  • L'abuso e la disubbidienza alla legge, non può essere impedita da nessuna legge. (dallo Zibaldone, 229 - 31 agosto 1820)
  • L'arte non può mai uguagliare la ricchezza della natura. (dallo Zibaldone, 189).
  • Le persone non sono ridicole se non quando non vogliono parere o essere ciò che non sono.
  • L'egoismo è sempre stata la peste della società e quando è stato maggiore, tanto peggiore è stata la condizione della società.
  • L'esistenza può essere maggiore senza che lo sia la vita. (dallo Zibaldone, 3927)
  • L'immaginazione è la prima fonte della felicità umana.
  • L'insegnare non è quasi altro che assuefazione.
  • L'irresoluzione è peggio della disperazione. (dallo Zibaldone, 245)
  • L'unico modo per non far conoscere agli altri i propri limiti, è di non oltrepassarli mai.
  • L'uomo è quasi sempre tanto malvagio quanto gli bisogna. Se si conduce dirittamente, si può giudicare che la malvagità non gli è necessaria. Ho visto persone di costumi dolcissimi, innocentissimi, commettere azioni delle più atroci, per fuggire qualche danno grave, non evitabile in altra guisa. (dai Pensieri, CIX)
  • Ma non è cosa in terra / Che ti somigli; e s'anco pari alcuna /Ti fosse al volto, agli atti, alla favella, / Saria, così conforme, assai men bella. (Alla sua donna, dai Canti)
  • Nei guai non ci vuol pianto ma consiglio.
  • Nessun maggior segno di essere poco filosofo e poco savio, che voler savia e filosofica tutta la vita.
  • Nessuna opinione vera o falsa, ma contraria all'opinione dominante e generale, si è mai stabilita nel mondo istantaneamente, e in forza di una dimostrazione lucida e palpabile, ma a forza di ripetizioni e quindi di assuefazione. (dallo Zibaldone, 1720 - 17 settembre 1821)
  • Nessuna professione è sì sterile come quella delle lettere. (dai Pensieri)
  • Non basta che lo scrittore sia padrone del proprio stile. Bisogna che lo stile sia padrone delle cose. (dallo Zibaldone)
  • Non si vive al mondo che di prepotenza. (dallo Zibaldone)
  • O natura, o natura / perché non rendi poi / quel che prometti allor? Perché di tanto / inganni i figli tuoi? (da A Silvia, nei "Canti")
  • O speranze, speranze; ameni inganni / Della mia prima età! (da Le ricordanze)
  • Ogni felicità si trova falsa e vana, quando l'oggetto suo giunge ad essere conosciuto nella sua realtà e verità. (dallo Zibaldone, 352)
  • Quanto più del tempo si tiene a conto, tanto più si dispera d'averne che basti, quanto più se ne gitta, tanto par che n'avanzi. (dallo Zibaldone, 43)
  • Quasi tutte le principali scoperte che servono alla vita civile sono state opere del caso. (dallo Zibaldone, 2602)
  • Quasi tutti gli uomini grandi sono modesti: perché si paragonano continuamente, non cogli altri, ma con quell'idea del perfetto che hanno dinanzi allo spirito, infinitamente più chiara e maggiore di quella che ha il volgo; e considerano quanto sieno lontani dal conseguirla. (dai Pensieri, LXIV)
  • Quello che non può la riflessione, può e fa l'irriflesione. (dallo Zibaldone, 3520)
  • Questa età superba, / Che di vote speranze si nutrica, / Vaga di ciance, e di virtù nemica; / Stolta, che l'util chiede, / E inutile la vita /Quindi più sempre divenir non vede. (da Il pensiero dominante)
  • Ridete franco e forte, sopra qualunque cosa, anche innocentissima, con una o due persone, in un caffè, in una conversazione, in via: tutti quelli che vi sentiranno o vedranno rider così, vi rivolgeranno gli occhi, vi guarderanno con rispetto, se parlavano, taceranno, resteranno come mortificati, non ardiranno mai rider di voi, se prima vi guardavano baldanzosi o superbi, perderanno tutta la loro baldanza e superbia verso di voi. In fine il semplice rider alto vi dà una decisa superiorità sopra tutti gli astanti o circostanti, senza eccezione. Terribile ed awful è la potenza del riso: chi ha il coraggio di ridere, è padrone degli altri, come chi ha il coraggio di morire. (dallo Zibaldone, 4391 - 23 settembre 1828)
  • Se la miglior compagnia è quella dalla quale noi partiamo più soddisfatti di noi medesimi, segue ch'ella è appresso a poco quella che noi lasciamo più annoiata. (dai Pensieri, XXI)
  • Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino.
  • Tornami a mente il dì che la battaglia / d'amore sentii la prima volta, e dissi: / oimè, se quest'è amor, com'ei travaglia! (da Il primo amore)
  • Tutti gli uomini per necessità nascono e vivono infelici.(da Operette morali)
  • Tutto è amor proprio nell'uomo e in qualunque vivente. Amabile non pare e non è, se non quegli che lusinga, giova ec. l'amor proprio degli altri. (dallo Zibaldone, 508 - 15 gennaio 1821)
  • Tutto è follia in questo mondo fuorché il folleggiare. Tutto è degno di riso fuorché il ridersi di tutto. Tutto è vanità fuorché le belle illusioni e le dilettevoli frivolezze. (dallo Zibaldone, 17 dicembre 1825)
  • Tutto si è perfezionato da Omero in poi, ma non la poesia.
  • Un uomo tanto meno o tanto più difficilmente sarà grande quanto più sarà dominato dalla ragione. (dallo Zibaldone, 13)
  • Una poesia ragionevole, è lo stesso che dire una bestia ragionevole. (dallo Zibaldone, 17)
  • Virtù non luce in disadorno ammanto. (da Ultimo canto di Saffo)
  • Vivi felice, se felice in terra/ visse nato mortal. (da Ultimo canto di Saffo)

Incipit di alcune opere

Operette morali

STORIA DEL GENERE UMANO

Narrasi che tutti gli uomini che da principio popolarono la terra, fossero creati per ogni dove a un medesimo tempo, e tutti bambini, e fossero nutricati dalle api, dalle capre e dalle colombe nel modo che i poeti favoleggiarono dell'educazione di Giove. E che la terra fosse molto più piccola che ora non è, quasi tutti i paesi piani, il cielo senza stelle, non fosse creato il mare, e apparisse nel mondo molto minore varietà e magnificenza che oggi non vi si scuopre. Ma nondimeno gli uomini compiacendosi insaziabilmente di riguardare e di considerare il cielo e la terra, maravigliandosene sopra modo e riputando l'uno e l'altra bellissimi e, non che vasti, ma infiniti, così di grandezza come di maestà e di leggiadria; pascendosi oltre a ciò di lietissime speranze, e traendo da ciascun sentimento della loro vita incredibili diletti, crescevano con molto contento, e con poco meno che opinione di felicità.

Paralipomeni della Batracomiomachia

  • 1
    Poi che da' granchi a rintegrar venuti
    Delle ranocchie le fugate squadre,
    Che non gli aveano ancor mai conosciuti,
    Come volle colui ch'a tutti è padre,
    Del topo vincitor furo abbattuti
    Gli ordini, e volte invan l'opre leggiadre,
    Sparse l'aste pel campo e le berrette
    E le code topesche e le basette;

    2
    Sanguinosi fuggian per ogni villa
    I topi galoppando in su la sera,
    Tal che veduto avresti anzi la squilla
    Tutta farsi di lor la piaggia nera:
    Quale spesso in parete, ove più brilla
    Del Sol l'autunno la dorata sfera,
    Vedi un nugol di mosche atro, importuno,
    Il bel raggio del ciel velare a bruno.

Il passero solitario

  • D'in su la vetta della torre antica,
    Passero solitario, alla campagna
    Cantando vai finché non more il giorno;
    Ed erra l'armonia per questa valle.

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