Edgar Allan Poe - Citazioni

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Edgar Allan Poe (1809 - 1849), scrittore statunitense.

Edgar Allan Poe
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  • Terrore e suspense si addicono alla brevità del racconto.
  • Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di cio che è glorioso, se tutto cio che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale.
  • Oggi sono in catene e sono qui. Domani sarò senza ceppi...ma dove?
  • Non c'è in natura una passione più diabolicamente impaziente di quella di colui che, tremando sull'orlo di un precipizio, medita di gettarvisi.
  • Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato.
  • Come regola generale, nessuno scrittore dovrebbe far figurare il suo ritratto nelle sue opere. Quando i lettori hanno gettato un'occhiata alla fisionomia dell'autore, di rado riescono a mantenersi seri. (da Marginalia)
  • Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte. (da Eleonora)
  • Dichiarare la propria viltà può essere un atto di coraggio.
  • Quando un pazzo sembra perfettamente ragionevole è gran tempo, credetemi, di mettergli la camicia di forza.
  • Non è veramente coraggioso colui che teme di sembrare od essere, quando gli conviene, un vile. (da Marginalia)
  • La viola, la violetta, il vino.
  • L'ignoranza è una benedizione, ma perché la benedizione sia completa l'ignoranza deve essere così profonda da non sospettare neppure se stessa. (da Un capitolo d'idee)
  • È veramente da mettere in dubbio che l'intelligenza umana possa creare un cifrario che poi l'ingegno non riesca a decifrare con l'applicazione necessaria
  • I veri, i soli veri pensatori, gli uomini di ardente immaginazione! (da Mellonta tauta)
  • Tutto ciò che vediamo o sembriamo non è altro che un sogno in un sogno. (da A Dream within a Dream)

Indice

Incipit di alcune opere

Il cuore rivelatore

È la verità! Sono nervoso, sono stato e sono molto, molto, terribilmente nervoso; ma perché volete dire che sono un pazzo? Il male ha affinato i miei sensi, non distrutti, non annientati. Più di chiunque altro avevo avuto acuto il senso dell'udito. Ho ascoltato tutte le voci del cielo e della terra. Molte ne ho intese dall'inferno. Per questo sono pazzo? Uditemi! e osservate con che precisione, con che calma io posso narrarvi tutta la storia.
Non è possibile dirvi come in principio l'idea entrò nel mio cervello; ma una volta concepita, essa mi pessedé giorno e notte. Non v'era né scopo né passione. Io amavo il vecchio, non mi aveva mai colpito. Non mi aveva mai insultato. Non desideravo affatto il suo oro.

[Bietti, traduzione a cura di Carla Apollonio e Sergio Frenguelli]

Il racconto di Arthur Gordon Pym

[Garzanti, traduzione a cura di Roberto Cagliero]

Incipit dell'introduzione

Tornato negli Stati Uniti alcuni mesi or sono, dopo un'incredibile serie di avventure nei mari del Sud e altrove, di cui viene fornito un resoconto nelle pagine che seguono, feci per caso la conoscenza di alcuni gentiluomini di Richmond, in Virginia, i quali mostrarono grande interesse per tutto ciò che riguardava le regioni da me visitate e insistettero per convincermi, quasi si trattasse di un passo doveroso, a rendere pubblico il mio racconto. Vi erano tuttavia vari motivi per rifiutare, e tra questi alcuni assolutamente privati, che riguardavano me soltanto, e altri che non lo erano affatto. Poiché non avevo quasi mai tenuto un diario durante la mia assenza, a frenarmi contribuiva anche il timore di non riuscire a scrivere, affidandomi semplicemente alla memoria, un resoconto così dettagliato e compatto da possedere l'apparenza di quella verità di cui comunque sarebbe stato l'espressione; escluse, naturalmente, certe esagerazioni naturali e inevitabili, alle quali chiunque indulge quando si tratta di descrivere eventi che hanno il potere di eccitare l'immaginazione.

Incipit del romanzo

Mi chiamo Arthur Gordon Pym. Mio padre era un rispettabile commerciante in articoli marittimi a Nantucket, dove io sono nato. Il mio nonno materno faceva l'avvocato e vantava una buona clientela. Era fortunato in tutto e aveva investito con notevole successo nei titoli di quella che un tempo si chiamava la Edgarton New Bank. Grazie a questo e ad altri mezzi era riuscito a metter da parte una discreta somma di denaro. Credo che fosse affezionato a me più che a chiunque altro al mondo, e alla sua morte speravo di ereditare gran parte dei suoi beni. A sei anni mi spedì alla scuola del vecchio signor Ricketts, un eccentrico gentiluomo che aveva un braccio solo - certamente chiunque sia stato a New Bedford lo conoscerà bene. Frequentai quella scuola fino all'età di sedici anni e poi mi trasferii all'accademia del signor E. Ronald, sulla collina. Lì divenni intimo amico del figlio del signor Barnard, un capitano che d'abitudine solcava i mari alle dipendenze della Lloyd e Vredenburgh - anche il signor Barnard è conosciuto a New Bedford e conta, di questo sono sicuro, molti parenti a Edgarton. Suo figlio, di nome Augustus, aveva quasi due anni più di me. Insieme al padre aveva partecipato a una spedizione sulla baleniera John Donaldson, e mi raccontava sempre delle sue avventure nel Pacifico meridionale.

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