Antonio Gramsci - Citazioni
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Antonio Gramsci (1891 - 1937), scrittore, politico e filosofo italiano.
- I traduttori sono pagati male e traducono peggio.
- Il tempo è la cosa più importante: esso è un semplice pseudonimo della vita stessa. (da Lettere dal carcere)
- In principio era il verbo. No, in principio era il sesso.
- La verità è sempre rivoluzionaria.
- L'illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari.
- Ogni movimento rivoluzionario è romantico per definizione.
- Sono un pessimista a causa dell'intelligenza, ma un ottimista per diritto.
- Bisogna opporre al pessimismo dell'intelligenza l'ottimismo della volontà.
- Dato che dobbiamo costruire il Paese, costruiamo repertori, enciclopedie, dizionari.
- Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza. (dai Quaderni del carcere)
- Chi ha fede, chi solo nella realtà attinge l'energia necessaria per combattere le lotte sociali deve rimanere sul terreno della violenza e non subirà umiliazioni (da Fuori della realtà, in Ordine Nuovo)
- L'operaio [...] sente una sua precisa direttiva di azione e di pensiero, ed è filosofo senza saperlo, come il borghese gentiluomo era prosatore. (da Ordine Nuovo)
- La cultura [...] è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione enlla vita, i propri diritti, i propri doveri. (da Socialismo e cultura)
- [La tendenza a diminuire l'avversario] È di per se stessa un documento dell'inferiorità di chi ne è posseduto; si tende infatti a diminuire rabbiosamente l'avversario per poter credere di esserne decisamente vittoriosi. In questa tendenza è perciò insito oscuramente un giudizio sulla propria incapacità e debolezza. (da Passato e presente, Einaudi)