Antonio Fogazzaro - Citazioni

Da Famous Quotes, aforismi e citazioni in libertà.

Antonio Fogazzaro (1842 - 1911), scrittore e poeta italiano.

  • In guerra e in amore sono le ritirate che scatenano le avanzate.
  • Se alla gente si concede il superfluo finirà col pretendere il necessario.
  • Non è vero che l'amore è cieco; è solo presbite: più ci si allontana, più si vede chiaro.
  • Dove trovate un italiano bastantemente colto che vi parli come vi parlo io dell'arte? La grande maggioranza degli uomini educati non ne capisce niente, ma si guarda molto bene del confessarlo. È curioso di star ad ascoltare un gruppo di questi sciocconi ipocriti davanti ad un quadro o a una statua, quando fanno una fatica del diavolo per metter fuori dell'ammirazione, credendo ciascuno di aver a che fare con degli intelligenti. Se potessero levarsi la maschera tutti ad un tratto, udreste che risata! (da Malombra)
  • Le vittime sono anch'esse colpevoli, se non altro dei nostri rimorsi.
  • Le cose non sono mai così terribili da non poter peggiorare.
  • Io non sono amico di certe mollezze sentimentali moderne; io credo che è molto bene per l'uomo di ripassare ogni tanto le lezioni e i precetti ch'egli ha avuto, direttamente o indirettamente, dalla sventura, e di non lasciarne estinguere, di rinnovarne il dolore, perché è il dolore che li conserva. E poi il dolore è un gran ricostituente dell'uomo, credete; e in certi casi è un confortante indizio di vitalità morale, perché dove non vi è dolore, vi è cancrena. (da Malombra)

Incipit di alcune opere

Daniele Cortis

Le palle cozzarono insieme due volte, forte.
"Tac tac!" fece il conte Perlotti guardandole correre attento, con il gesso nella destra e la stecca nella sinistra.
"Santo diavolo!" esclamò il senatore. "Non c'è taglio. Che stecche avete, contessa Tarquinia? Non si può giuocare."
"E dàlli!" disse la contessa, sottovoce, fra un gruppo di signore.
"Genero mio benedetto" soggiunse allargando le braccia, "piú che scrivere e riscrivere che me ne mandino!"
Si voltò alla Perlotti che sorrideva silenziosamente guardando il tempo dall'uscio a vetri.
"Bello, sai" brontolò. "Sarà la ventesima volta che me lo dice. Vuole che le faccia io le stecche?"
"Che tempo!" disse la signora, prudente. "Fa paura."

Piccolo mondo antico

Soffiava sul lago una breva fredda, infuriata di voler cacciar le nubi grigie, pesanti sui cocuzzoli scuri delle montagne. Infatti, quando i Pasotti, scendendo da Albogasio Superiore, arrivarono a Casarico, non pioveva ancora. Le onde stramazzavano tuonando sulla riva, sconquassavan le barche incatenate, mostravano qua e là, sino all'opposta sponda austera del Dòi, un lingueggiar di spume bianche. Ma giù a ponente, in fondo al lago, si vedeva un chiaro, un principio di calma, una stanchezza della breva; e dietro al cupo monte di Caprino usciva il primo fumo di pioggia. Pasotti, in soprabito nero di cerimonia, col cappello a staio in testa e la grossa mazza di bambù in mano, camminava nervoso per la riva, guardava di qua, guardava di là, si fermava a picchiar forte la mazza a terra, chiamando quell'asino di barcaiuolo che non compariva.